Inferno Malagrotta, residenti in fuga: "Questa cosa ci ucciderà". Ma Gualtieri manda altri rifiuti

A 48 ore dal rogo che ha messo ko i Tmb di Malagrotta, i residenti della Valle Galeria continuano ad abbandonare le proprie case per sfuggire alla "coltre irrespirabile"

Incendio al Tmb di Malagrotta a Roma
Incendio al Tmb di Malagrotta a Roma

Piana del Sole è una delle zone più basse e popolose della Valle Galeria. In linea d’aria non sono neppure due chilometri dai capannoni del Tmb di Malagrotta andati in fiamme due giorni fa. Paolo, che abita lì da trent’anni, a giorni spegnerà ottanta candeline. Lo vorrebbe fare a casa propria e invece si affaccia alla finestra e vede un quartiere che non riconosce. È uno dei tanti residenti costretti a lasciare la propria abitazione per sfuggire alla "cappa infernale" che avvolge la Valle Galeria.

Con sé ha portato figlia e nipoti e adesso si trova a casa del suo secondogenito, al Torrino, in dieci in un appartamento da 70 mq. "Sono dovuto scappare, stanotte è stato un incubo. Non si respirava, c’era un odore acre di zolfo che prendeva alla gola", ricorda l’anziano. Prima di lasciare la Valle ha chiamato la protezione civile. Ha chiesto se c’erano delle soluzioni alloggiative temporanee. La telefonata è durata 10 minuti e si è conclusa con un nulla di fatto. "Mi hanno detto che sono in attesa delle analisi definitive da parte dell’Arpa e che prima di allora non possono prendere decisioni sull’evacuazione. Così ho fatto i bagagli". Il suggerimento è sempre lo stesso: rimanere dentro casa con le finestre chiuse e senza condizionatori.

Chi abita quaggiù è parecchio seccato. La Valle Galeria è il quadrante romano dove si concentrano il maggior numero di impianti inquinanti, ad elencarli tutti non si finisce più: un impianto di trattamento di biogas, un ex inceneritore di rifiuti ospedalieri, una raffineria di petrolio dismessa, un gassificatore, diverse cave, ben tre bitumifici, due depositi di gas e poi i due Tmb danneggiati dalle fiamme. "Grazie all’intervento dei vigili del fuoco le fiamme sono state domate, ma tutto il perimetro continua a produrre fumo. Il fumo non è più nero, ma grigio biancastro, è la classica diossina che ti uccide", spiega Claudio Fetoni, membro del Comitato di quartiere Castel Malnome. Secondo le prime rilevazioni dell’Arpa, però, i valori dell’aria sarebbero nella norma. Messaggio rilanciato dallo stesso sindaco Gualtieri nel corso del suo sopralluogo all’impianto.

Fetoni non ci sta: "Come è possibile che sia tutto nella norma? Soprattutto la mattina, buona parte della Valle è avvolta da una coltre irrespirabile. Noi siamo dotati di strumenti privati di controllo dell’aria che misurano gli inquinanti, e questi strumenti sballano proprio. Vanno fuori scala". Le "prove" ce le fornisce Massimo Prudente, presidente del Comitato Valle Galeria Libera. "La nostra strumentazione – premette – non è sofisticata come quella dell’Arpa e non rileva le diossine. Le polveri del particolato (PM10 e PM 2.5, ndr) però sì. Beh, questi valori sono nella norma con la casa sigillata e il dispositivo di purificazione dell’aria acceso, all’esterno invece superano la soglia massima".

L’apprensione è grande. L’Arpa si è presa quarantotto ore per fornire nuovi riscontri. Ecco perché qui le parole del primo cittadino sono state accolte come il tentativo frettoloso di "minimizzare" un fatto grave. Ma c’è di più: "Gualtieri ha persino autorizzato l’attività di trasferenza di rifiuti urbani indifferenziati presso gli stabilimenti Ama di Ponte Malnome, in pratica accanto all’impianto andato a fuoco", denuncia Fetoni mostrandoci copia dell’ordinanza datata 16 giugno.

Così il deposito potrà accogliere ulteriori 400 tonnellate di rifiuti in più al giorno, rispetto alle 300 già autorizzate dalla Regione Lazio nel 2019. "È un crimine. Prima ho creduto nella Raggi poi in Gualtieri. Oggi – conclude Fetoni – mi chiedo soltanto perché si continui ad infierire così sulla Valle".

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