Negozio "occupato" da un anno: "Così calpestano la proprietà privata"

Francesco, 65 anni, in lotta da un anno per rientrare in possesso del negozio di famiglia, abitato abusivamente da inqulini morosi: "Le forze dell’ordine devono intervenire subito, non mesi o addirittura anni dopo. Siamo all’impunità totale"

Negozio "occupato" da un anno: "Così calpestano la proprietà privata"

"Non riesco più a dormire, la violenza che sto subendo è una violenza inaudita". Francesco ha 65 anni ed una preoccupazione che gli toglie il sonno: il suo negozio. Un piccolo locale in zona Tor Pignattara. Da quasi un anno, ormai, la coppia di italiani a cui lo aveva affittato non paga più. Dicono sia colpa della pandemia. La crisi economica li ha ridotti sul lastrico e così si sono dovuti arrangiare, adibendo il negozio di Francesco ad appartamento abusivo. Il tutto ovviamente senza che l’anziano ne sapesse nulla.

"Il locale glielo avevo affittato a gennaio 2020 per uso parrucchiere, poi – si sfoga il proprietario – è arrivata la pandemia ed hanno smesso di pagare, trasformando il mio negozio in un appartamento. E non solo, da qualche mese si è addirittura aggiunto un personaggio che ha avuto problemi con la legge ed è stato messo agli arresti domiciliari nella mia proprietà, a mia insaputa". Proprio così. A Roma c’è un giudice che scambia un locale commerciale per abitazione, ritenendolo una alternativa idonea al cercere. Francesco strabuzza gli occhi: "Vi pare normale?". No, non lo è. Soprattutto perché, ben prima di quel provvedimento, il tribunale di Roma aveva già convalidato lo sfratto per morosità. Sfratto che, da verbale, doveva essere eseguito entro il 30 giugno 2021.

Sono passati sei mesi. Francesco non ha ancora riavuto il negozio, non ha visto un euro di quanto gli spetterebbe ed ha persino dovuto mandar giù la beffa di ritrovarsi un detenuto in "casa". "Sono in attesa dell’intervento dell’ufficiale giudiziario, i tempi – si sfoga – si stanno dilatano a dismisura ed io nel frattempo sto perdendo più di seimila euro tra avvocati, affitti non percepiti, tasse. Non me lo posso più permettere". La paura più grande è di non riuscire a rientrare in possesso dell’immobile. Non è solo un discorso economico, Francesco è legato a quel posto, gli ricorda i suoi genitori: "Era loro, lì dentro ci hanno lavorato per cinquant’anni ed io ci sono cresciuto, mi fa male vederlo così". Anche se tutto sembra statico e insormontabile, un piccolo cambiamento c’è stato.

"Qualche giorno fa – racconta Francesco – hanno finalmente trasferito altrove l’uomo che era ai domiciliari nel mio negozio". Rimane però la sua compagna, una donna sulla trentina che chiameremo Maria. Con lei abbiamo parlato poco prima che la situazione evolvesse, quando erano ancora in due a dividere il piccolo locale, ingombro di scatoloni, effetti personali e ciò che rimane del vecchio salone di parrucchiere. "Chiamasse l’ufficiale giudiziario, perché io da qui non mi muovo. Pur volendo non saprei proprio dove andare", ci aveva detto. "I soldi non li fabbrico, mi dispiace". È stata la replica quando le abbiamo presentato il conto dei mesi passati a vivere a sbafo. Maria non ci sta a farsi dare della furba. Si definisce "una vittima della crisi". "Io capisco tutto – tuona Francesco – ma possibile che la fragilità di questa persona debba ricadere su di me? Dove sono le istituzioni? I servizi sociali?".

A dargli man forte è intervenuta la consigliera regionale della Lega Laura Corrotti, che ormai segue il caso da vicino. "Quella del signor Francesco è una vicenda assurda. La proprietà privata dovrebbe essere tutelata rispetto a questo genere di abusi. Eppure – denuncia la consigliera – negli ultimi tempi ricevo continue segnalazioni, ci sono tantissime persone in questa situazione e, proprio insieme a loro, sto organizzando un sit-in di protesta davanti al negozio". La speranza, sulla falsa riga del caso Di Lalla, è che l’iniziativa serva ad accendere un faro sulla storia di Francesco, sbloccando la restituzione dell’immobile.

"Siamo tutti Ennio Di Lalla, a tutte le persone che subiscono una violenza del genere dico che dobbiamo farci forza, uscire allo scoperto, farci sentire", spiega il 65enne. "Ormai in alcuni quartieri vanno in scena veri e propri furti di case.

Le forze dell’ordine devono intervenire subito, non mesi o addirittura anni dopo. Siamo all’impunità totale. Non si può più tollerare – conclude – che il diritto di proprietà venga calpetato e sminuito in questo modo".

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