Lazio, ora Zingaretti blocca per sei mesi l'apertura di nuove imprese

Il caso di un imprenditore romano che voleva aprire un supermercato ma non potrà farlo prima dell'approvazione del regolamento attuativo del nuovo testo unico sul commercio della Regione Lazio

Lazio, ora Zingaretti blocca per sei mesi l'apertura di nuove imprese

Un Paese bloccato da decenni per colpa della burocrazia. È l’Italia descritta dal quotidiano Il Tempo, che ha dato voce ad un imprenditore laziale che voleva aprire un supermercato e che per colpa della macchina amministrativa della regione non potrà inaugurare la sua attività prima di sei mesi.

Questo è il tempo che serve agli uffici della Regione Lazio per promulgare il regolamento attuativo del nuovo testo unico sul commercio. Altro che “impresa in un giorno”. Finché non saranno pubblicate le nuove regole, spiegano dagli uffici preposti, non sarà possibile aprire nuove attività “oltre i 150 mq nei comuni piccoli” e “oltre i 250 mq nei comuni più grandi”. E così i pochi che ormai decidono di investire nel territorio della regione devono rinunciare, o perlomeno rassegnarsi ad aspettare i tempi biblici della burocrazia.

Succede ad Emilio Perazzola, che ha denunciato il suo caso al quotidiano di piazza Colonna, e a decine di altri imprenditori. Tutto questo in un contesto di recessione e di emergenza occupazionale, soprattutto nel settore di Perazzola, quello della grande distribuzione. Dopo la riorganizzazione dei punti vendita del colosso francese Auchan, recentemente acquisito da Gonad, molti supermercati che facevano capo al marchio stanno chiudendo e diversi ex dipendenti si sono ritrovati in mezzo alla strada. Chi potrebbe riassorbire queste risorse e colmare il vuoto che si è venuto a creare, però, è bloccato per almeno sei mesi dalla Regione guidata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

E se il provvedimento appare di per sé assurdo, ancora più assurde sono le ragioni che hanno spinto il Lazio a vietare l’apertura di nuove imprese commerciali finché non entreranno in vigore le nuove norme. Il timore dei burocrati sarebbe “la corsa dei furbetti” che avrebbero approfittato di questo periodo di transizione per aprire la serranda alle vecchie condizioni. Come se tutti quelli che hanno fatto impresa negli anni scorsi avessero speculato su chissà cosa. Inoltre, come fa notare il direttore del Tempo, Franco Bechis, da via della Pisana si vantano di aver varato un’ulteriore nuova stretta sul commercio, per rendere ancora più difficoltoso fare impresa. Sempre che ci si riesca, visti i tempi che si riservano per approvare le nuove norme. Con il signor Perazza, del resto, ci sono già riusciti. Ancora prima di sfornare le nuove direttive.

Sarebbe stato tutto molto più semplice se in questo periodo di passaggio si fosse potuto applicare il vecchio regolamento.

Il sogno di Perazza di aprire il suo supermercato entro Natale si sarebbe potuto realizzare, e forse qualche famiglia avrebbe potuto passare delle feste più serene. Ma nell’Italia della burocrazia più lenta d’Europa, che fa penare gli imprenditori italiani e allontanare gli operatori stranieri, il buon senso ormai non è più di casa.

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