Palazzo occupato, la ristrutturazione è a carico dei privati

A Roma uno stabile occupato nel 2012 da 500 risulta ora pericolante e i vigili hanno intimato la proprietà a provvedere a fare i lavori di ristrutturazione

Palazzo occupato, la ristrutturazione è a carico dei privati

Roma pullula di palazzi occupati. Alcuni, come quello di piazza indipendenza, sono stati sgomberati. Altri, come lo Spin Time Labs, hanno avuto l'aiuto dell'elemosiniere del Papa per riavere la corrente. Altri ancora, come il palazzo ex sede Inpdai nel quartiere Tiburtino, sono inacessibili persino dalle forze dell'ordine.

Si tratta di uno stabile in via delle Province 198, suddiviso in due palazzine degli anni '70 dove abitano abusivamente 500 persone tra italiani, sudamericani, africani e stranieri dell'Est Europa. L'occupazione risale al 6 dicembre del 2012 quando i movimenti di lotta per la casa della Capitale avevano indetto lo Tsunami tour, impossessandosi in un solo giorno di svariati edifici. A guidare la protesta furono gli antagonisti di Action, Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, ma a capo dello stabile di via delle Province c'è Luciano Iallongo che porta in piazza gli occupanti ad ogni manifestazione. Il palazzo, che fu sede dell'Inpdai, all'epoca dell'occupazione era di proprietà di Investire Sgr che, come ricorda il Messaggero, aveva già firmato un preliminare di vendita pari a 25 milioni di euro ma la trattativa è inevitabilmente saltata e, ora, la struttura è praticamente irriconoscibile. Cade letteralmente a pezzi, come certificano anche i vigili con un documento dello scorso 13 febbrai in cui intimano la proprietà a "verificare la staticità delle parti di edificio dissestate o pericolanti", e a mettere in atto "quant'altro risultasse opportuno al fine citato dell'incolumità delle persone e per la preservazione dei beni".

In questa diffida si fa presente che il mese scorso una squadra di pompieri è dovuta intervenire per spegnere un incendio. La Investire Sgr, intanto paga 137mila euro di Imu e Tasi all'anno e, ora, paradossalmente, dovrebbe ripristinare "le condizioni di sicurezza dell'impianto elettrico". Impianto che finirebbero per essere ad uso e consumo degli stessi occupanti che lo hanno rovinato. La proprietà ha, quindi, replicato inviando alla Procura un documento per tutelarsi dal momento che il loro bene è diventato un fortino dello spaccio inespugnabile anche dalla polizia. Le vedette sui tetti, le bombole del gas sui balconi sono gli strumenti principali che vengono usati per impedire qualsiasi tentativo di sgombero, come quello avvenuto nel dicembre 2013.

Nel maggio del 2014, dopo una violenza sessuale subìta da una marocchina, gli agenti si appostarono al di fuori dell'immobile per evitare disordini ma, a distanza di 5 anni, fa impressione sapere che nulla è cambiato e nessuno può oltrepassare il cancello d'ingresso.

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