Paura e rischio contagio nella piazza in mano ai clochard: "Mascherine? Non le mettiamo"

A piazza Vittorio, nel rione Esquilino, la situazione igienico-sanitaria è fuori controllo. Decine di clochard bivaccano sotto i portici senza rispettare le regole anti-contagio. I residenti presentano un esposto: "Qui è terra di nessuno, fra risse, spaccio e accoltellamenti"

Paura e rischio contagio nella piazza in mano ai clochard: "Mascherine? Non le mettiamo"

"La mascherina? Io non la metto, non la indosso neanche sull’autobus, non ci credo a questo virus". Marco è un senzatetto italiano sulla cinquantina. Sono le 11 del mattino ed è seduto sotto i portici di piazza Vittorio, nel cuore del rione Esquilino. Accanto a lui c’è un uomo avvolto nelle coperte e una donna che alterna un sorso di vino a un tiro di sigaretta. Sono stretti uno accanto all’altro per ripararsi dal freddo e dagli sguardi indiscreti.

Tra gli sbandati che bivaccano sotto ai portici ottocenteschi distanziamento sociale e regole anti-contagio valgono zero. Un po’ perché per loro il Covid "non esiste" o è "un’invenzione della politica". Un po’ perché non c’è nessuno che viene a controllare. La piazza, una delle più famose della Capitale, da anni ormai è una specie di zona franca. Nonostante poco più di un mese fa i giardini siano stati completamente rimessi a nuovo, il portico continua ad essere il riparo per decine senzatetto. "In certi punti ormai è diventato difficile persino passare, pensi che proprio pochi giorni fa sono stata minacciata mentre tornavo a casa dal supermercato", si sfoga una residente. "Mi sono trovata in mezzo a una lite tra alcuni clochard, bersagliavano con degli oggetti gli operatori della croce rossa – ci racconta - e per poco non sono stata colpita".

Non stentiamo a crederci. È da poco passato mezzogiorno e i portici sono gremiti di persone. Un uomo africano preleva una lastra di vetro dai cassonetti e la scaraventa a terra mandandola in frantumi. Il fragore dell’impatto è fortissimo. Una negoziante cinese si precipita sulla porta, davanti al suo uscio c’è un tappeto di schegge. Chi passa per di lì si fa il segno della croce e pensa: "Poteva ammazzarmi". "La situazione qui è diventata insostenibile: nonostante i divieti, grazie ai minimarket, i clochard si procurano l’alcol e bevono fino a tarda ora", ci spiega Letizia Cicconi, residente del quartiere ed ex presidente del primo municipio.

"Abbiamo chiesto all’amministrazione di vietare il consumo di alcolici in strada e nei giardini, ma – denuncia – nessuno ci ha ascoltato". Alcol e droga sono tra le cause principali delle continue zuffe. L’ultima, secondo chi abita nei palazzi che affacciano sulla piazza, c’è stata martedì sera. Per sedarla, si legge nelle chat di quartiere, sono dovute intervenire le forze dell’ordine con volanti e ambulanze.

I clochard "che occupano giorno e notte la piazza, si dedicano alla richiesta molesta di elemosine, spesso avvicinandosi in gruppo alle persone anziane che intimorite dal loro numero cedono alla richieste di denaro, si abbandonano a schiamazzi, specie in orario notturno, e a violente risse che spesso sfociano in fatti di sangue, come accaduto mercoledì scorso quando una persona di probabile nazionalità africana è stata accoltellata", si legge nell’esposto depositato in procura.

"Francamente ci sentiamo presi in giro, mentre noi ci prepariamo a passare il Natale agli arresti domiciliari, loro fanno come gli pare", si lamenta Alessandra, che vive da anni nella zona. "Altro che coprifuoco alle 22, io – le fa eco una vicina – dopo le 18 non esco più di casa: tra illuminazione assente e saracinesche abbassate, le nostre strade diventano terra di nessuno". "Abbiamo paura – ci confida la donna – sia di essere aggrediti, sia del fatto che tra i clochard si possano sviluppare focolai di Covid".

Giuseppe Longo, proprietario di una storica farmacia sulla piazza, la pensa allo stesso modo.

Non a caso spende almeno 350 euro al mese per pagare una ditta di pulizie che assicuri la sanificazione della fetta di porticato dove da qualche settimana effettua i tamponi per rilevare il virus. Quando gli domandiamo se il rischio focolai è concreto, non ha dubbi: "E mica solo di Covid, tra sputi ed escrementi qui ci si può beccare anche salmonella, epatite, colera, praticamente di tutto".

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