Altro che mobilità sostenibile. L’odissea dei 70 bus noleggiati a Tel Aviv e fermi nei depositi Atac perché troppo inquinanti secondo le direttive comunitarie continua.
Dovevano entrare in servizio lo scorso 20 aprile. Ed invece a distanza di un mese solo quattro su 70 sono stati immatricolati. È impossibile, infatti, che le vetture circolino con targhe italiane visto che montano motori Euro 5 e provengono da un Paese extraeuropeo.
Così la municipalizzata dei trasporti, dopo aver versato inutilmente centinaia di migliaia di euro di caparra, aveva pensato a portare i mezzi in Germania, dove la normativa in fatto di ambiente è meno stringente di quella italiana. Ma le immatricolazioni procedono a rilento e così, scrive Repubblica, dopo la figuraccia iniziale ora l’azienda è davanti ad un bivio: stracciare il contratto milionario con il fornitore israeliano oppure aspettare le targhe tedesche.
Intanto sulla vicenda la Corte dei Conti indaga per danno erariale e si scatenano le polemiche. “Immatricolare i mezzi in Germania per non incappare nelle prescrizioni ambientali significa smentire in un colpo solo la retorica grillina anti-furbi e quella sull'ecosostenibilità”, attacca la deputata di Forza Italia, Annagrazia Calabria. Di “retromarcia green” parla anche la consigliera comunale del Pd, Ilaria Piccolo, che accusa Virginia Raggi di “dribblare le norme europee”.
E mentre la sorte dei nuovi bus è ancora incerta, quelli vecchi continuano ad andare a fuoco. L’ultimo incendio, sono nove dall’inizio dell’anno, è divampato su un autobus della linea 119, nella centralissima via Sistina.
Le fiamme hanno avvolto parte del mezzo, un autobus elettrico riparato soltanto dieci giorni prima, attorno alle 7.30 del mattino. A domarle ci ha pensato prima l’autista, intervenuto con un estintore, e poi i vigili del fuoco. Tanta paura fra i passeggeri, ma nessuno è rimasto ferito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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