San Luigi dei Francesi, il portavoce dà ragione a Salvini: "Bella ciao non andava cantata"

Dopo la video-denuncia di Salvini, il portavoce della chiesa di San Luigi dei Francesi, si smarca dalle polemiche: "Non andava cantata in chiesa"

San Luigi dei Francesi, il portavoce dà ragione a Salvini: "Bella ciao non andava cantata"

Quando si è reso conto di quello che era capitato, il portavoce della chiesa di San Luigi dei Francesi, Stein Stephan, e letteralmente sobbalzato sulla sedia. Non ha gradito neppure lui la trovata del coro parrocchiale che domenica scorsa ha arricchito il proprio repertorio lirico con un fuori programma: Bella ciao. La canzone simbolo della lotta partigiana che le sardine hanno preso in prestito per indicare una continuità ideale tra la lotta al nazifascismo e quella al leghismo, facendone la loro bandiera.

Il primo a denunciare l’accaduto era stato il leader della Lega Matteo Salvini con un post Facebook sotto al quale si sono rincorsi migliaia di commenti indignati. “Peccato usare una chiesa stupenda, simbolo della cristianità, per fare politica”, scrive Milena. “Con tutti i preti che hanno ucciso i partigiani - osserva qualche commento dopo Alberto - quello è proprio il luogo giusto”. E ancora: “Possibile che i vertici della Chiesa non intervengano su questo scempio?”. Un vero e proprio polverone che si alzato intorno ad una delle chiese più apprezzate della Capitale. Il suo portavoce, però, assicura di non aver autorizzato la performance anzi, ci tiene a prenderene le distanze in modo netto.

Raggiunto dall’AdnKronos, Stephan, ha dichiarato: “Io non ero stato avvertito. Quando ho sentito il coro che ha intonato Bella ciao, anche se si è limitato al ritornello senza eseguirla tutta, ho avuto un sobbalzo. Se lo avessi saputo, avrei detto al maestro del coro di lasciare perdere”. Proprio come sostenuto da Salvini e dai tanti utenti che hanno commentato il suo post, anche il portavoce di San Luigi dei Francesi è convinto sia meglio non mescolare il sacro al profano, la politica alla religione. “Credo che la canzone simbolo della liberazione dal nazifascismo - ragiona Stephan - non sia un motivo che si possa cantare in chiesa, né a cuor leggero. Ci sarebbero dovuti arrivare da sé”.

Ma questo non è il solo aspetto su cui il portavoce concorda con Salvini. Pur ammettendo di non stimare il segretario del Carroccio sotto il profilo umano, infatti, sembra che Stephan non disprezzi affatto i capisaldi della ricetta leghista. “Salvini non mi piace molto come persona anche se mi trovo d’accordo con lui su alcune cose. Penso ai decreti sicurezza, che non vanno eliminati, ma anche alla legittima difesa: se ti entra in casa qualcuno tu devi poterti difendere”. Sulle sardine, invece, vorrebbe vederci più chiaro: “Ho sentito di questo movimento civico e sono d’accordo con loro al 100 per cento sul fatto di essere contro l’odio e contro ogni forma di razzismo per un mondo migliore anche se vorrei capire meglio quali sono i loro obiettivi”.

Tornando

invece alla discussa esibizione canora, che secondo alcuni sarebbe stata proprio un omaggio al movimento di Mattia Santori, dice: “Non credo sia stata propaganda. Ad ogni modo quella non era una canzone da cantare in chiesa”.

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