Assen Tutti insieme, appassionatamente. Appaiati in classifica a 106 punti, con due vittorie a testa dopo sei GP, Valentino Rossi, Jorge Lorenzo e Casey Stoner viaggiano quasi all'unisono, con tempi in fotocopia. «Sarà così fino alla fine della stagione» sentenzia Valentino, in pole per la seconda volta quest'anno.
«Ma è come se fosse la prima - puntualizza -, perché in Giappone le qualifiche ufficiali erano state annullate per la pioggia e io ero davanti grazie al tempo delle libere. Questa, invece, è una pole vera ed è la conferma che abbiamo lavorato bene. Siamo tutti molto vicini, bisognerà prendere subito un buon ritmo».
In effetti, al di là dei distacchi nel singolo giro, con Lorenzo terzo a più di tre decimi e Stoner quarto staccato di oltre mezzo secondo, i tre hanno un passo gara praticamente identico al centesimo, senza che nessuno sia realmente avvantaggiato rispetto al rivale. In queste situazioni, sul risultato finale incidono mille fattori, dallo stato psicologico del pilota, alla condizione fisica, alla competitività della moto, considerando che le motivazioni sono le medesime.
«Difficilissimo fare una previsione - ammette Rossi -, siamo tutti competitivi. Qui la mia Yamaha funziona bene e per essere perfetti bisognerebbe migliorare in un altro paio di punti: proveremo qualche altra soluzione nel warm up. Ma anche Lorenzo e Stoner vanno forte, impossibile adesso dire chi è più pericoloso sulla distanza. Senza dimenticare che anche Pedrosa (secondo tempo, grazie anche al traino dello stesso Rossi, ndr) è competitivo e solitamente parte benissimo».
Ma la variabile più grande potrebbe essere la pioggia, prevista proprio per le 14 (diretta su Italia1), quando la MotoGP prenderà il via.
«In questo caso - chiude Valentino - quanto fatto fino a oggi non conterebbe quasi nulla e bisognerà azzeccare la messa a punto per il bagnato, senza aver mai provato con il bagnato».
Un terno al lotto che quest'anno si è già verificato due volte, a Le Mans e al Mugello, dove vinsero rispettivamente Lorenzo e Stoner. Ma i precedenti contano poco, perché nella MotoGP di quest'anno, ogni gara, ogni situazione fa storia a sé, con l'unica certezza che quei tre continuano a dominare in qualsiasi condizione.
«Mi sento a posto, devo solo migliorare la linea nel veloce cambio di direzione da 220 km/h» dice tranquillo Lorenzo, che dopo aver preso paga a casa sua, quando già assaporava il trionfo, sogna di rifarsi qui, magari con un sorpasso a Rossi all'ultima chicane, da sempre punto strategico per l'ultimo tentativo di conquistare la gara.
«La mia Ducati va bene, si può fare una buona gara», ribatte Stoner, apparso per la verità un po' nervoso durante il turno, tanto da mandare platealmente a quel paese, con tanto di dito medio alzato, Sete Gibernau, colpevole di essersi trovato sulla strada dell'australiano nel momento sbagliato, mentre stava tirando.
«È pericoloso, bisognerebbe prendere provvedimenti» tuona l'australiano. Un bel caratterino, non c'è che dire. Ma Rossi e Lorenzo, anche sotto questo aspetto, non sono certo da meno.
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