Ruby, spuntano i giocattoli erotici delle ragazze CAOS GIUSTIZIA Viaggio tra i giudici "matti"

Abiti e scarpe di lusso, ma non solo: durante le perquisizioni in via Olgettina sono state schedate "cose intime". La polizia ha catalogato anche le foto dei sex toys. Il nesso con il premier? Nessuno. Puro voyeurismo. Il racconto di Elisa Toti: "Trattate come animali, mi hanno seguita in bagno"

Ruby, spuntano i giocattoli erotici delle ragazze 
CAOS GIUSTIZIA Viaggio tra i giudici "matti"

Milano - «Roba da pazzi», dice Emilio Fede. «Madonna di Dio, roba da pazzi». Incredulo, il direttore non si dà pace. In una mano ha l’avviso di garanzia. Nell’altra, il cellulare. Metà gennaio. Via Olgettina - dove abitano alcune delle ragazze ospitate dal premier a villa San Martino - è stata appena perquisita. Il giornalista riceve la chiamata da una delle inquiline del residence, che gli racconta imbarazzata quanto è successo: la polizia che arriva, l’irruzione, i sequestri. Fede - uomo di mondo - prova a tranquillizzarla. Insomma, ci scappa una mezza gaffe, ma il senso è chiaro. «Ma cosa vuol dire, in qualunque casa di ragazza troverebbero vibratori, cose di questo genere». Perché questo è successo. Che da via Olgettina «hanno preso degli oggetti utili alle indagini - dice la ragazza -, documenti, computer, i dati del cellulare, i gioielli, gli orologi». E poi «hanno fotografato tutte le borse, i vestiti e i giochi erotici». Un sex-toy utile alle indagini? «Sono scioccata - insiste -, hanno fotografato il vibratore e le cose intime».
C’è anche questo, nelle carte depositate dai magistrati milanesi che indagano sull’affaire Ruby. Ci sono i racconti via cellulare di quel 14 gennaio, quando la caccia alla «pistola fumante» passò proprio per via Olgettina. Ci sono le disposizioni dei pubblici ministeri - che attraverso quelle perquisizioni cercano le prove contro il presidente del Consiglio -, l’agitazione delle starlette che ricevono l’«improvvisata» della polizia giudiziaria, e lo zelo talvolta eccessivo degli agenti. Perché una perquisizione non è non può essere una cosa piacevole, e un conto sono i dati di un pc o le ricevute di un bonifico bancario. Altra cosa è l’immagine di un giochino erotico. A che serve? A nulla. Cosa racconta? Niente. Quale nesso crea tra via Olgettina e Arcore? Nessuno. Ed è chiaro che non è su questi dettagli trash che si fa affidamento in Procura. Però è stato messo in catalogo. E poi agli atti.
Foto, dunque. Di abiti esclusivi, scarpe extra lusso, borse griffate. Il senso è evidente: (anche) un guardaroba sontuoso pagato dal Cavaliere corrobora la tesi della prostituzione sostenuta dai magistrati. Così, al telefono, Alessandra Sorcinelli racconta che «mi hanno portato via computer e cellulari, poi hanno fatto le foto ai vestiti di Dolce&Gabbana, alle scarpe e alle borse Vuitton».
Ancora Elisa Toti spiega alla madre (14 gennaio, alle 21.36) che «sono arrivati i poliziotti, è stata una cosa brutta, mi hanno fatta spogliare per vedere se avevo addosso qualcosa», poi «mi hanno sequestrato il computer, il navigatore satellitare» e «mi hanno fatto le foto ai vestiti, alle scarpe e a tutto». Di lì, in questura. «Non puoi immaginare la situazione in Questura - dice la Toti in un’altra telefonata del 15 gennaio, alle 17.39 - ci hanno trattato come animali, ci hanno chiuso in una stanza, seguita anche dentro al bagno quando andavo a fare la pipì». «È normale - le spiega l’interlocutrice - c’è un’indagine in corso».

Meno normale, invece, è la trance voyeuristica che porta a schedare - per dirla nel gergo di via Olgettina - «le cose intime». La sintesi è ancora di Fede. Sgrammaticata ma efficace. «Le persone private sono c...i loro».

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