Rutelli: "Berlusconi condannato? Non deve dimettersi"

Il leader di Alleanza per l’Italia: "In caso di sanzione in primo grado avrebbe diritto a essere giudicato fino al compimento dell’iter. Non credo che il Cavaliere voglia andare al voto anticipato. E se accadesse non è detto che Fini salirebbe ancora sul predellino"

Roma - Berlusconi? In caso di condanna in primo grado non dovrebbe lasciare Palazzo Chigi. Parola di Francesco Rutelli, che a «La7», davanti alle telecamere di Otto e mezzo, dice la sua sul braccio di ferro tra il premier e la magistratura: «Se Berlusconi fosse condannato in primo grado avrebbe diritto a essere giudicato fino al compimento dell’iter giudiziario. E non se ne dovrebbero chiedere le dimissioni. Berlusconi non può che andare, come tutti i cittadini, davanti alla magistratura». Il neoleader di Alleanza per l’Italia, poi, si dice scettico sulla possibilità che si vada al voto in tempi brevi. Per lui il Cavaliere «non pensa di andare al voto anticipato». Se accadesse, però, l’ex padre fondatore del Pd immagina come possibile un’uscita di scena del presidente della Camera dal Pdl, alimentando i sospetti di un «tradimento» dei suoi alleati. «Non è detto che Fini finirebbe ancora per salire sul predellino», sorride Rutelli, aggiungendo: «In una situazione così drammatica per il centrodestra, quella del voto anticipato, non sono sicuro che accetterebbe la stessa situazione del 2008: cioè sciogliere il suo partito per un partito personale e plebiscitario». Quanto alle tensioni seguite alla presentazione da parte della maggioranza del ddl sul processo breve, e al dibattito in atto sulla possibilità di riproporre un «Lodo Alfano» bis attraverso una legge costituzionale, Rutelli si mostra poco convinto: «Porterebbe inevitabilmente a un referendum e paralizzerebbe il Parlamento. E il referendum sarebbe sul “sì” o sul “no” a un privilegio». Sull’addio al Pd, l’uomo che rivendicò di aver mangiato «pane e cicoria» per l’unità del centrosinistra sembra avere le idee chiare. E resta in tema di metafore vegetali: «Nella sinistra c’è stata una fase che io definisco “botanica”. Si è passati dall’Ulivo alla Quercia e alla Margherita. Dovevamo passare alla fase politica come in America ma non è stato così». E mentre i Democratici «restano sulle orme, importanti e serie, che però non sono le mie, della sinistra riformista», Rutelli spiega di essere al lavoro «insieme con altri per fare qualcosa di grande». Anche se ribadisce il posizionamento del suo partito: «Non saremo mai alleati con la destra». Ma le strategie di «Cicciobello» sono poliedriche: il leader del nuovo soggetto centrista sfiora il tema del conflitto di interessi («Si sarebbe dovuto regolare tra il 1996 e il 2000, con una maggioranza diversa.

Ma non si è fatto e oggi ci accorgiamo cos’è») e poi apre al dialogo in vista delle prossime elezioni regionali, guardando in particolare al Veneto: «Se Galan rompesse con la Lega sarebbe un fatto notevole», spiega l’ex sindaco di Roma, e «non potrebbe che interpellarci a dare una risposta non banale e non scontata». Infine, rivendica il gesto delle dimissioni da presidente del Copasir: «Non ero obbligato da nulla, né dalla legge né dai regolamenti, neppure dalla prassi».

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