Roma - Rutelli non lo dice apertamente ma ormai ci pensa da tempo. Il suo futuro politico molto presto potrebbe svilupparsi al di fuori del Partito democratico. A braccetto con l'Udc, per una nuova edizione, riveduta e corretta, del "grande centro". Quanto alle dimensioni, ovvio, dipenderà dagli elettori. Casini, intanto, non esclude che le strade tra lui e Rutelli possano incontrarsi. Ma preferisce mettere le mani avanti: "Se son rose fioriranno".
Il libro-testamento "La partita è aperta per quanto mi riguarda ma, ogni giorno che passa, la direzione sembra già scritta". Così Francesco Rutelli, in occasione della presentazione del suo libro "La svolta. Lettera a un partito mai nato", a proposito del suo futuro nel e della possibilità, sempre più concreta - salvo ripensamenti dell'ultima ora - di lasciare il partito. L’ex segretario della Margherita, però, dice di sperare ancora che "i protagonisti di questa sfida possano reagire a qualche suggestione, a qualche proposta e anche a qualche critica di sostanza".
Niente svolte a sinistra Se il Pd dovesse "andare a sinistra - ammonisce Rutelli - alla ricerca di porti magari più sicuri per qualcuno, tradirebbe le sue ragioni fondative", sarebbe destinato a vedere i propri consensi ridotti e non in grado di contendere alla destra il governo del Paese: in una parola significherebbe il fallimento dell'intero progetto Pd.
Congresso? Solo una conta "Se uno di voi va per strada e chiede in giro di che cosa
sta discutendo il congresso del Pd, difficilmente qualcuno saprà rispondervi. Semmai
chiederanno, ma chi vince? Perché questo congresso è solo una conta". "E
privo di un dibattito di idee, non si danno risposte".
"Governo del presidente" Se nei prossimi mesi ci dovesse essere
una crisi di governo anziché tornare subito alle urne sarebbe
meglio dar vita a un "governo del presidente" con il compito di
ricostruire e rilanciare l’economia per poi tornare al voto nel
2013 alla scadenza naturale della legislatura. "Un governo del presidente, a larga base
parlamentare" prosegure Rutelli, che abbia "un programma ambizioso per tre anni, per
poi riportare gli orologi, nel 2013, all’appuntamento con una
competizione tra due schieramenti alternativi. Basati su alleanze
di nuovo conio". Conclude Rutelli: "Fantasia? Vedremo".
"Dico no a partito socialista" Il Pd non può diventare un nuovo partito
socialista, Francesco Rutelli spera che si possa ancora
correggere la rotta anche se la strada "pare segnata". Rutelli evita una risposta netta quando i cronisti,
più volte, gli chiedono se abbia già deciso di abbandonare il Pd.
Ma le critiche al partito sono drastiche: "Io ho molto apprezzato
il discorso di Veltroni al Lingotto, così come ho abbastanza
apprezzato i primi mesi della campagna elettorale del 2008. Poi,
però...".
Insiste Rutelli: "Credo che abbiamo fatto nascere il Pd non per
un rinnovamento della sinistra, ma per costruire un partito
nuovo. Del resto, i militanti di sinistra negli ultimi 15 anni
hanno seguito le bandiere dell’Ulivo, non la falce e il martello".
Casini: "Se son rose fioriranno" "Sono abbastanza intelligente e rispettoso per capire che le nostre strade potranno incontrarsi, ma per ora non è all’ordine del giorno, se son rose fioriranno". Lo dice il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, commentando le parole pronunciate da Rutelli. Secondo Casini, l’ex leader della Margherita "sta conducendo all’interno del Pd una battaglia che gli fa onore.
Magari un domani potrà realizzarsi una convergenza, ma non ho fretta. Per fare delle cose solide - ha aggiunto - non ci vuole fretta, altrimenti vengono male. Oggi è giusto proseguire su un percorso grauale, se son rose fioriranno...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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