Sì alla Moratti sindaco e via libera alla Dc nella Casa delle libertà

Vertice di maggioranza: a Milano ufficializzata la scelta del ministro, a Roma verso un solo candidato, per Napoli spunta l’ipotesi Miller

Anna Maria Greco

da Roma

Basta protagonismi nella Casa delle libertà. Per vincere le elezioni di primavera, fissate il 9 aprile, ci vuole unità. Come per conquistare il Campidoglio. E la Cdl ha avrà un unico candidato, da scegliersi tra Mario Baccini dell’Udc e Gianni Alemanno di An. Sarà come per Letizia Moratti nella corsa a sindaco di Milano, la cui candidatura viene confermata nel vertice di maggioranza.
A Palazzo Chigi Silvio Berlusconi richiama gli alleati allo spirito di coalizione. Dev’essere compatta e allargata alle forze minori: basta a coltivare l’orticello del proprio partito. Il premier dice no all’election day, chiesta dal segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. «Ci sarebbe troppa confusione per gli elettori, con tante schede». E chiude il discorso su una riforma della par condicio.
Il primo segnale di accordo lo dà il ministro leghista Roberto Calderoli, uscendo dall’incontro dopo due ore e mezzo. Per competere con Walter Veltroni, assicura, il centrodestra presenterà «un candidato solo». E aggiunge, attento a dissipare l’impressione di dissidi interni: «É stato un vertice estremamente positivo. C’è la condivisione su tutto di tutte le forze politiche, quindi avanti così».
Il Cavaliere ha dunque bloccato la corsa in ordine sparso di Alemanno e Baccini, per il posto di sindaco della capitale. «Al Comune di Roma non possiamo correre con tre candidati diversi. Non si vince divisi», avrebbe detto. L’invito perentorio di Berlusconi ad An e Udc è quello di trovare una «soluzione unica», scegliendo tra i due pretendenti. L’intesa su un nome ancora non c’è, ma arriverà. E presto s’incontreranno Baccini e Alemanno. Per Napoli, contro la Jervolino, si parla di una candidatura - non confermata - di Arcibaldo Miller, ex pm nella città campana e oggi ispettore del ministero della Giustizia.
La competizione romana è in piccolo quella nazionale e Berlusconi vede come il fumo negli occhi lo sgomitare di Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, in vista delle primarie. Per il «tridente» nella Cdl non c’è posto, né a Roma né in Italia. Anche se, come dice il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, per la campagna elettorale, si seguirà lo «schema dell’attacco a tre punte».
L’avvertimento a destra e ai centristi è chiaro. Nella riunione il premier ha di fronte Fini e Cesa, oltre al titolare dell’Economia Giulio Tremonti, a quello delle Riforme Calderoli, a quello per l’Attuazione del programma Stefano Caldoro (Nuovo Psi) e a quello del Welfare Roberto Maroni. Ma subito dopo Berlusconi va a Montecitorio per vedere Casini. Ci sono anche Fini, il sottosegretario Gianni Letta e Cesa. Quest’ultimo alla fine conferma: «C’è un clima estremamente sereno tra i leader della maggioranza, fra le tre “punte” della Cdl».
Il presidente della Camera viene informato dell’incontro sulla strategia per il voto del 2006 e della decisione unitaria per Roma. All’accorpamento di politiche e amministrative Berlusconi dice no. Teme che l’election day favorisca l’Unione, uscita vincente dalle ultime elezioni locali, ma spiega il suo rifiuto con il rischio di confondere gli elettori. Il premier è soddisfatto delle trattative con il leader della Dc Gianfranco Rotondi, Alessandra Mussolini per Alternativa sociale e Raffaele Lombardo per gli autonomisti siciliani.

Ma la questione delle alleanze sarà affrontata dopo l’approvazione definitiva della riforma elettorale proporzionale. Ancora una decisione: il governo presenterà in Parlamento un ddl che aumenta le pene per rapine, furti e violazioni di domicilio.

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