Saint Lucia, nuovi riscontri su Tulliani

nostro inviato a Castries (Saint Lucia)

Da Lavitola a Tulliani, passando per faccendieri veri o presunti, off-shore a go-go ed email compromettenti. Printemps ltd, Timara ltd, Janom Partners ltd, Jaman Directors ltd, Corporate Management St. Lucia ltd e Corporate Management Nominees, inc. C’è una galassia di società tutte coinvolte più o meno direttamente nell’affaire immobiliare monegasco (e le ultime due attive anche nel controllo di parte del gruppo Atlantis di Corallo). Tutte, manco a dirlo, «battezzate» nell’edificio azzurro dell’Ibc, quello del registro per imprese straniere, qui a Saint Lucia.

In comune, queste fiduciarie off-shore hanno anche l’indirizzo (Manoel street, 10) e la società che le ha registrate, la Corporate Agents (St. Lucia), ltd. Quest’ultima però non c’è nel database dell’Ibc (International business company), poiché è una società «locale». E dunque, i documenti che la riguardano non godono dei privilegi di riservatezza che spettano alle off-shore. Scorrerli riserva qualche sorpresa. Per esempio, non stupisce che a creare la filiale sanluciana della Corpag, il 28 ottobre del 2001, sia stato proprio lo studio legale Gordon&Gordon, forse l’unica attività fisicamente presente, e operativa, nel palazzetto verde al 10 di Manoel street, a due passi dal porto di Castries. Ma il titolare, Michael Gordon, avvocato e giudice, nella Corporate Agents Saint Lucia ha ricoperto solo il ruolo di segretario. Direttore e amministratore, da sempre, è James Walfenzao, che detiene anche l’unica azione, valore 1.000 dollari Usa, della compagnia.

Dunque è l’uomo al cui indirizzo monegasco Giancarlo Tulliani domicilia le bollette, il «proprietario» della società-madrina di tutte le off-shore che si sono rimpallate la casa al 14 di boulevard Princesse Charlotte, nel Principato. Un ruolo più centrale di quello di un semplice consulente. E sempre Walfenzao, come emerge dalla lettera riservata del governo di Saint Lucia, finita pubblicata sul sito web di un quotidiano di Santo Domingo, nel suo ruolo di corrispondente della Corpag Usa da Miami avrebbe cooperato con l’indagine della nazione insulare sull’affaire che coinvolgeva Printemps e Timara, fornendo parte dei documenti che hanno permesso al ministro della Giustizia di Saint Lucia, Rudolph Francis, di scrivere al primo ministro Stephenson King che proprio Tulliani sarebbe il «beneficiario effettivo» delle società che hanno comprato la casa da An per poi affittarla allo stesso «cognato» di Gianfranco Fini.

Ovvio che in questo contesto, l’esistenza della e-mail «annunciata» due sere fa da Valter Lavitola, quella datata 6 agosto in cui proprio Walfenzao scrive a Gordon per manifestare i suoi timori sullo scontro tra Berlusconi e Fini, poiché la sorella del suo cliente ha «un forte legame» con il presidente della Camera, sarebbe qualcosa di molto simile a una conferma univoca e definitiva sull’identità tra fiduciarie e Tulliani. L’email tra i due broker protagonisti della vicenda finora non è uscita dal taschino della camicia di lino blu dove Lavitola ha detto essere custodita. Ma ha già ricevuto una sorta di attestato ufficiale di autenticità. Perché l’editore dell’Avanti, con il suo arrivo a sorpresa in conferenza stampa, lunedì, ha domandato al ministro Francis se il messaggio fosse agli atti dell’indagine, incassando una risposta positiva. Anzi, Francis ha sostenuto che nel fascicolo sul caso vi è un fitto carteggio «elettronico» tra Walfenzao e il titolare dello studio di Manoel street.

Proprio Lavitola, che ha finito per monopolizzare la conferenza stampa di lunedì del ministro caraibico, prima di lasciare Saint Lucia, sulla veranda dell’Auberge Seraphine di Castries replica al finiano Italo Bocchino, che l’aveva indicato come autore della lettera la cui autenticità è stata invece poi verificata dal governo di Saint Lucia: «Sono stato vittima di fuoco amico», esordisce. «Credo che Italo abbia avuto un momento di esaurimento nervoso. Querelarlo? Prima voglio parlargli», prosegue. Anche perché «io faccio il giornalista – spiega ancora – non il faccendiere. In questa storia c’è un faccendiere, ma è il falso amico di Bocchino». E l’email? «Se dovessi decidere di pubblicarla, non sarà prima del discorso di Berlusconi, per evitare strumentalizzazioni.

Comunque per ora non la pubblico perché un poliziotto di Saint Lucia, mia fonte, mi ha sconsigliato di farlo, altrimenti mi arrestano». Il vero scoop, giura Lavitola, è l’altra inchiesta alla quale sta lavorando, che «con questa storia non c’entra». Praticamente è un lancio stampa: uscirà sull’Avanti domani.

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