Visti i tempi che corrono cera chi li dava per spacciati, finiti, completamente out. Invece ieri i saldi sono cominciati alla grande, almeno a giudicare dalla folla di gente che ha preso dassalto la città, disposta anche a mettersi pazientemente allineata in code semi chilometriche davanti ai negozi (e viste le temperature polari, loperazione non era esattamente delle più piacevoli).
Quindi, dopo una stagione che ha registrato vendite in calo - soprattutto per quanto riguarda labbigliamento - la seduzione del prezzo ribassato continua a funzionare. Nonostante, infatti, il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) abbia stimato un 30 per cento di cali delle vendite durante il periodo dei prezzi scontati, ieri, già di prima mattina, sono state centinaia le persone presentatesi allapertura dei negozi di lusso del quadrilatero della moda e negli esercizi di vendita allinterno dei grandi centri commerciali.
«La stima del Codacons è allarmistica, irrealistica e campata per aria» ha dichiarato ieri Roberto Manzoni, il presidente della Federazione moda Confesercenti.
File anche verso gli outlet tanto che in direzione di Serravalle, sede di uno dei maggiori punti di vendita di griffe dabbigliamento del Nord Italia, in provincia di Alessandria ma da sempre meta di molti milanesi, si contava un serpentone dauto lungo quattro chilometri.
Lo sconto medio dei saldi, calcolato intorno al 40 per cento, ha attirato dunque schiere di consumatori tanto che le previsioni di Ascomoda-Unione del Commercio di Milano, parlano di un acquisto medio per famiglia di 540 euro: più di 200 euro a persona per un valore complessivo di oltre 480 milioni.
Le vie del centro cittadino infatti sono risultate particolarmente animate: se via Montenapoleone, via della Spiga, via Bigli, «cuore» delle case di moda milanesi famose in tutto il mondo, sono state affollate soprattutto da turisti stranieri, russi e giapponesi sopra tutti, i negozi di corso Vittorio Emanuele, piazza San Babila e via Torino hanno registrato il «tutto esaurito» ad opera principalmente di milanesi e residenti nellhinterland.
Folla anche nelle altre vie dello shopping più quotate: da corso Vercelli a corso Buenos Aires e persino in via Paolo Sarpi, la «Chinatown» milanese.
Tuttavia la sorpresa maggiore viene forse dai negozi di abbigliamento dei centri commerciali che circondano la periferia del capoluogo lombardo, decisamente meno chic del quadrilatero ma comunque, evidentemente «appetibili».
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