Salemme regista a metà tra farsa e melodramma

Giovanni Antonucci

Vincenzo Salemme è diventato popolare con delle farse da lui interpretate. La farsa ha regole precise e Salemme le ha sempre rispettate, anche se qualche volta ha dato l'impressione di avere ambizioni maggiori. Ora un tentativo di uscire dal genere che gli ha dato successo lo sta facendo con 'E femmene!, di cui è regista ma non interprete. In scena al Piccolo Eliseo di Roma e in tournée, 'E femmene! è formato da due atti unici, Fiori di Ictus e Passacantando. Il primo è un ritratto agro di due donne che si dividono lo stesso uomo. Gaetano è il marito della prima, con la quale ha tre figli, e l'amante della seconda. Il sodalizio delle due donne è cinico e interessato, frutto di un mondo femminile descritto dall'autore con un humor nero che giunge fino al sarcasmo. Ma poi la farsa finisce col prevalere e il brano perde quel tono amaro che rappresenta una novità nella drammaturgia di Salemme. Passacantando è più felice nel rappresentare l'incontro fra una donna sola, con la paura dei ladri, nella sua casa e uno sconosciuto, invisibile e muto, che suona il pianoforte in un appartamento di fronte. Lo strano rapporto che si crea, complice la musica, è colto dall'autore con linguaggio calibrato, fra ironia, intimismo e dolore per un figlio abortito.

Se Adele Pandolfi e Cetty Sommella interpretano Fiore di Ictus con una recitazione disinvolta e colorita, Antonella Cioli è in grado, in Passacantando, di restituirci tutta la finezza e la malinconia del suo personaggio.

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