La crisi in Ucraina comporterà anche un aumento dei farmaci. Non utilizza giri di parole Massimo Scaccabarozzi. Il presidente di Farmindustria, in una nota diffusa da AdnKronos, ha sottolineato come prima il caro bollette e adesso la guerra provocata da Putin nei fatti potrebbero determinare ritardi nella produzione, che porterebbero a un innalzamento dei costi dei prodotti.
Il mercato mondiale del farmaco, infatti, aveva avuto più di qualche semplice problema prima del conflitto ucraino. I rincari legati all’aumento del costo dell’energia hanno generato molte difficoltà per quelle piccole e medie realtà che si occupano dei materiali di confezionamento, dello stoccaggio e della logistica dei farmaci. Lo stesso Scaccabarozzi, infatti, ha sottolineato come, negli ultimi mesi, sono stati frequenti i ritardi nelle consegne. Questi non sono dovuti alla mancanza di principi attivi, ma al reperimento di ghiere, filtri e via dicendo.
La paura, pertanto, è che quanto sta accadendo in Ucraina, “accentui ancora di più questa situazione”. Molte eccellenze italiane, infatti, non hanno ancora notizie rispetto alla circolazione dei farmaci verso le aree colpite dagli attacchi russi. Realtà, come Recordati e Menarini, inoltre, in quelle città, che oggi ascoltiamo ai telegiornali, hanno stabilimenti e sedi commerciali.
Si tratta, infatti, di eccellenze che, in quei territori, primeggiano per esportazioni. Tra Russia e Ucraina, stiamo parlando di un business, che secondo Farmindustria, si aggirerebbe intorno a 310 milioni di euro. Pur essendo prioritario garantire la salute di quelle popolazioni, priorità anche per gli stessi produttori, non è da ignorare come una continuazione del conflitto possa avere più di qualche semplice ripercussione sull’economia nazionale, che trova nel comparto farmaceutico un punto di forza indiscusso.
Gli stessi imprenditori, già qualche giorno fa, avevano chiesto di escludere dalle sanzioni l’intera filiera del farmaco, dai medicinali, passando per i principi attivi farmaceutici, fino a qualsiasi altro bene intermedio per la produzione di diagnostici, trattamenti e vaccini. Tutto ciò, considerando quanto leggiamo dalle cronache, comunque, non sarà semplice.
Ecco perché non è da escludere che oltre a esserci ulteriori aumenti sulle bollette, se non si troverà una soluzione rapida alla crisi nell’est dell’Europa molte realtà della farmaceutica, non riuscendo a colmare i costi delle mancate esportazioni e del caro energia, potrebbero
chiudere i battenti. Questo, pertanto, significherà non solo scaffali vuoti nelle farmacie, ma anche un aumento del costo di quei prodotti che sono indispensabili per curare anche un semplice raffreddore o un mal di pancia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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