Via libera all’iscrizione all’ordine professionale per fisioterapisti, tecnici di laboratorio, logopedisti, ostetriche che, pur non avendo titolo, hanno lavorato per almeno 36 mesi, anche non consecutivi, nell’arco degli ultimi 10 anni. È questa l’ultima trovata di un emendamento alla manovra voluto dai grillini per modificare la legge 42/99.
D’ora in poi, se questo emendamenti approvato in Senato passasse anche alla Camera per le suddette professioni sanitarie basterà questo requisito per iscriversi entro"il 31 dicembre 2019, in appositi elenchi speciali ad esaurimento (da costituire entro 60 giorni con decreto del ministero della Salute) e istituiti presso gli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, fermo restando che tale iscrizione non si tradurrà in un’equiparazione". Ma quest'iscrizione "non comporterà un automatico diritto a un diverso inquadramento contrattuale o retributivo, a una progressione verticale o al riconoscimento di mansioni superiori". Ma non solo. “La professione sanitaria ausiliaria di massaggiatore e massofisiotarapista è esercitabile soltanto dai massaggiatori e massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del ministro per la sanità, sia che lavorino alle dipendenze di enti ospedalieri e di istituti privati, sia che esercitino la professione autonomamente”. Contro questo provvedimento sono insorti i sindacati mentre, come fa notare Repubblica, il ministero della Salute lo difende spiegando che è stato scritto a difesa "di decine di migliaia di persone che, a seguito dell’approvazione della legge 3 del 2018, pur operando nel settore sanitario da diversi anni, non sono nelle condizioni di iscriversi in un albo professionale come prescrive la nuova normativa”. “Parliamo in grande prevalenza di massofisioterapisti ed educatori professionali, ma anche di altre categorie più circoscritte. Tra questi – prosegue la nota del ministero - alcuni non hanno partecipato alle procedure indette, a suo tempo, dalle medesime Regioni per la equivalenza ai titoli universitari non essendone prevista la necessità dal quadro normativo di allora; altri si sono formati attraverso corsi organizzati dalle Regioni che non possono essere riconosciuti validi per l’iscrizione agli albi". E così il ministero guidato da Giulia Grillo intende tutelare “tutte quelle persone che lavorano da decenni con professionalità e che ora rischiano di perdere il lavoro e allo stesso tempo vogliamo impedire che in futuro situazioni analoghe, frutto di norme che l'hanno permesso, non si ripetano più".
Non vi è dunque alcuna equiparazione con i professionisti iscritti agli albi, ma fa notare ancora Repubblica, esta il fatto però tale misura finisce per togliere ogni tipo di distinzione fra gli iscritti agli albi e i colleghi che non si sono adeguati alla normativa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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