Conosciuta anche come 'sindrome da classe economica', non risparmia giovani e bambini, anche se tende ad avere un'incidenza maggiore con l'avanzare dell'età. Ad esserne più colpite sono le donne (il rapporto con il sesso maschile è di 2 a 3), molto probabilmente a causa degli ormoni (estrogeni e in modo minore progestinici). La trombosi venosa, i cui meccanismi vennero riassunti per la prima volta nella seconda metà dell'Ottocento dallo studioso tedesco Virchow, rappresenta l'occlusione parziale o completa di un asse venoso. Ciò può verificarsi in seguito a danni della parete venosa, all'alterazione dei meccanismi della coagulazione o al rallentamento del ritorno venoso stesso. Si tratta di una patologia seria e molto più frequente di ciò che si possa immaginare. I rischi sono maggiori per chi rimane seduto troppo a lungo, ad esempio durante un viaggio o al lavoro.
Come già accennato, da un punto di vista fisiologico, la trombosi venosa è l'esito di un processo anomalo di coagulazione del sangue che scorre all'interno di una vena, spesso localizzata nelle gambe. Nel vaso della stessa si forma un coagulo ematico (trombo) che rallenta o, addirittura, blocca la circolazione sanguigna con conseguente sofferenza delle strutture anatomiche a monte dell'ostruzione. Esistono fattori di rischio in grado di favorirne la comparsa, tra questi il fumo di sigaretta, il sovrappeso e l'obesità. Discorso a parte merita l'ereditarietà. Si è infatti scoperto che la trombosi venosa può essere favorita da lievi mutazioni genetiche nei fattori della coagulazione. Anche la terapia ormonale sostitutiva intrapresa in menopausa innalza la possibilità di sviluppare questo distubo. È stata, invece, smentita una correlazione importante tra lo stesso e l'ipertensione arteriosa.
I sintomi della trombosi venosa sono spesso subdoli e aspecifici. Inizialmente si limitano alla comparsa di un senso di pesantezza e gonfiore alle gambe. Tuttavia è bene rammentare che tali segni clinici, inclusi arrossamenti, dolore e tensione, si manifestano quando l'occlusione è estesa e colpisce vene importanti situate in profondità. Le conseguenze della trombosi venosa dipendono dal destino a cui va in contro il coagulo. Nella maggior parte dei casi esso si scioglie. Diversamente aumenta di dimensioni o peggio ancora, si rompe. In questo caso piccoli frammenti chiamati emboli possono essere trasportati fino al cuore che, a sua volta, li spinge nelle arterie dei polmoni, generando la cosiddetta embolia polmonare.
Esiste una correlazione tra il Coronavirus e la trombosi venosa? Si è parlato di una 'tempesta di coaguli' nel sangue di coloro che si ammalano di Covid in forma grave. Sulla questione ha voluto fare il punto Gabriele Di Luca. Il chirurgo vascolare dell'ASST Gaetano Pini-CTO ha sì notato un aumento dei casi di trombosi venosa negli ultimi mesi, ma non tra i soggetti contagiati dal virus. "Rispetto al periodo di osservazione clinica pre-Covid19 - egli afferma - ho riscontrato un aumento del verificarsi di complicanze trombotiche arteriose, in particolare nei pazienti che presentano già alterazioni di alcuni distretti. In alcune di queste situazioni si è persino giunti a eventi di tipo ischemico e alla gangrena dei distretti più periferici degli arti inferiori". Secondo Di Luca, la causa di questo fenomeno è la riduzione dell'attività fisica e dei movimenti durante il lockdown.
Conclude, infatti, così: "Uno stile di vita sedentario e il sovrappeso a esso correlato possono aumentare il rischio di sviluppare una complicanza trombotica a livello degli assi venosi degli arti inferiori e pelvici".
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