Troppo caldo o troppo freddo Quanti rischi per gli anziani

L'aumento di mortalità si concentra nelle classi di età molto avanzate

di Luigi CucchiL'eccesso di caldo o di freddo uccide. Le variazioni meteorologiche e ambientali possono essere molto pericolose. Sono più che giustificati i suggerimenti degli epidemiologi che invitano gli anziani a proteggersi ed eventualmente non uscire di casa nelle ore più calde o fredde. Negli ultimi anni un progressivo aumento della speranza di vita ha portato al moltiplicarsi dei grandi anziani con più di 80 e 90 anni. Questa popolazione è fragile e suscettibile agli sbalzi della temperatura e dell'umidità. Nei primi mesi dell'inverno del 2015 si è verificata un'epidemia influenzale in Italia, come in altri Paesi europei, molto virulenta, che ha causato un aumento dei decessi negli anziani, specie per complicanze respiratorie. La ridotta copertura della vaccinazione anti-influenzale verificatasi nel 2015 ha aggravato la situazione. Nell'estate 2015, in luglio e agosto, si è osservata invece un'ondata di calore intensa e prolungata che ha mietuto molte vittime. I decessi nell'estate 2015 sono stati elevati: 653mila, con un aumento di 54mila persone. Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo Dopoguerra in poi. L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (80-95 anni). Il picco è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all'invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole grazie alle migliori condizioni climatiche alla sopravvivenza.Nel 2015 le nascite sono state 488mila (-15mila), nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L'età media delle madri al parto sale a 31,6 anni. Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656mila residenti (-139mila unità). Gli stranieri sono 5 milioni 54mila e rappresentano l'8,3% della popolazione totale (+39mila unità). Nel 2001 in Italia il numero di ultra65enni ammontava a circa 10 milioni e mezzo (il 18% della popolazione), nel 2016 si stima che questo numero lieviti fino ad arrivare a circa 11 milioni e mezzo. La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179mila residenti.Stiamo assistendo ad una autentica rivoluzione demografica: nel 2000, nel mondo c'erano circa 600 milioni di persone con più di 60 anni, nel 2025 ce ne saranno 1,2 miliardi e 2 miliardi nel 2050. In Europa, come in molti altre regioni ricche, una persona su 5 ha più di 60 anni. Questo rapporto scende a 1 su 20 in Africa ma, come in altre aree in via di sviluppo, il processo di invecchiamento della popolazione è più rapido che nei Paesi sviluppati, quindi c'è meno tempo per adottare le necessarie misure per far fronte alle conseguenze dell'aumento della popolazione anziana e della frequenza di patologie croniche legate all'invecchiamento come quelle cardiovascolari, il diabete, la malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttive e problemi muscoloscheletrici. Come conseguenza, la pressione sul Sistema sanitario mondiale aumenta. Le malattie croniche impongono alla popolazione anziana un peso elevato in termini di salute ed economico a causa proprio della lunga durata di queste malattie, della diminuzione della qualità della vita e dei costi per le cure.

Secondo il rapporto «Stato di salute e prestazioni sanitarie nella popolazione anziana» del ministero della Salute, la popolazione anziana oggi in Italia determina il 37% dei ricoveri ordinari e il 49% delle giornate di degenza e dei relativi costi stimati.

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