Parla di «scaramucce». Ribadisce che sul Salva Milano, il ddl che deve sbloccare il caos sull'urbanistica, è «un dibattuti triste perchè è solo politicizzato». Eppure il sindaco Beppe Sala, dopo aver lanciato due giorni fa un aut aut al Pd («se non votano non mi dimetto ma si apre un problema politico») ancora non ha ricevuto garanzie e non ha non ha «sentito nessuno» ha risposto ieri, nè la segretaria Elly Schlein nè altri colonnelli del partito, mentre Avs ha già bocciato la norma alla Camera e ieri il verde Carlo Monguzzi ha ribadito che il partito non lo voterà mai, nè in Senato «nè da alcuna altra parte». Sottinteso: in Consiglio comunale dove il centrosinistra non ha fretta di mettere ai voti la mozione della Lega dal titolo «Sostegno alla norma Salva Milano». Più chiaro di così. «Mi aspetto che la maggioranza sostenga il lavoro che abbiamo fatto insieme. Questo è quello che mi aspetto, la realtà la vedremo» ammette Sala.
Aspettano di vederla pure i senatori del centrodestra, perchè per quanta volontà ci abbiamo messo, da un anno a questa parte, dallo scoppio delle inchieste, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessandro Morelli a lavorare su una mediazione tutta in salita che ha portati al voto bipartisan del ddl alla Camera, se ora qualche Pd solleva dubbi sull'operato di Sala e Pisapia e la sinistra ambientalista lo ha già bocciato, diventa difficile «tenere» i senatori di Lega, FdI e Fi a Roma. «É una tesi che ho sentito in Senato - ammette il sottosegretario Morelli -: o i partiti che sono in maggioranza a Palazzo Marino danno un segnale, votano in maniera compatta la mozione della Lega, o un altro testo condiviso che dice sì al Salva Milano, o senatori dei partiti di centrodestra non sono disposti a votare un salva Sala. La loro linea è comprensibile e legittima, noi con buonsenso e malgrado tutto stiamo portando avanti la norma, se Sala è sfiduciato dai suoi stessi partiti a Milano, non può contare su di noi. C'è puree il rischio che una volta passata, grazie ai voti del centrodestra, la norma venga impugnata da esponenti di Avs e M5S. Morelli domanda poi se i partiti che governano Milano da 13 anni «si siano accorti solo ora che veniva portato avanti uno sviluppo urbanistico molto spinto con il metodo della Scia». Precisa che «la formula che si può mettere in campo è risolvere a dare un'interpretazione autentica» della norma del 1942 «per il passato e prevedere una soluzione per il futuro nella nuova legge sulla Rigenerazione urbana che a breve metteremo a terra. Esclude invece la tesi della norma transitoria proposta dal presidente Anci Gaetano Manfredi. «Il Salva Milano sarebbe una legge a tutti gli effetti». Il sottosegretario, ex assessore della giunta Moratti, ex capogruppo della Lega a Milano, si aspetterebbe che a difendere la linea ci fossero almeno «ex assessori che invece sono zitti o in imbarazzo, come la senatrice Cristina Tajani, l'eurodeputato Pd Pierfrancesco Maran che aveva le deleghe all'Urbanistica». L'intera urbanistica della città «oè bloccata.
E ci vanno di mezzo le famiglie che hanno comprato case, le imprese che hanno investito in base alle regole del Comune, i dirigenti che hanno firmato». Ieri in serata il segretario cttadino del Pd Alessandro Capelli assicura che «il Pd è a fianco di Sala e sostiene la necessità di un'interpretazione autentica univoca della norma». Vedere (i voti) per credere.
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