Salvi: il mobbing di Fassino ci ha cancellati dalla Rai

«Fa scomparire la sinistra in Italia e ci impedisce di contraddirlo. Ha imposto su di noi un black out intollerabile per le reti di Stato Nemmeno sull’Unità abbiamo spazio»

da Roma

Senatore Cesare Salvi, ha studiato la relazione di Fassino e il manifesto del Partito democratico?
«Ho letto. Documenti imbarazzanti: dietro a grandi elucubrazioni nascondono la sostanza delle cose. Primo: far scomparire la sinistra in Italia. Secondo: sganciare l’Italia dall’Europa, con l’abbandono del Pse».
Fassino cita il «new deal».
«Appunto. Si richiama al periodo successivo alla depressione americana, ad Adenauer che ricostruì la Germania postnazista, a De Gaulle, alla guerra fredda».
Facciamo gli scongiuri.
«Facciamoli. Visto che al governo ci stanno loro, mi auguro che il Pd nasca in contesti meno catastrofici...».
Del manifesto che le pare?
«Ha come obiettivo culturale la conciliazione tra illuminismo e cristianesimo».
Il compromesso storico.
«Neppure. Qui siamo a polemiche del ’700. Si parla di far cadere certi muri... Nessuno ha avvisato costoro che il muro è caduto nell’89 e che la sinistra italiana, per merito di Occhetto, ha già fatto cadere le sue rigidità ideologiche?».
Il «saggio» Ruffolo è stato lesto ad abbandonare...
«Anche Rita Borsellino non sottoscriverà il manifesto».
La sua è solo invidia per questo grande progetto...
«Non vedo una grande spinta popolare verso il Pd. Direi che non c’è neppure un minimo di passione: è la fusione a freddo tra gruppi dirigenti e apparati ds e dl».
Operazione debole. Ma rafforzerà il governo, dicono.
«Accentuerà la conflittualità interna, scatenando una lotta per la leadership di cui già abbiamo visto alcuni match tra Rutelli e gli altri. Intanto scavano un fossato incolmabile con la sinistra».
Così però tengono incatenati i cattolici alla sinistra.
«Non ho dubbi sulla tenuta bipolare della Margherita. Anzi, mi pare che con il Pd l’unico a tenere un filo con una parte dell’elettorato cattolico e moderato resti Mastella. Un po’ poco...».
Ma la Quercia si scioglie?
«Lo scioglimento è evidente, conta poco quando avverrà. L’ambiguità ha un limite: chi crede al progetto avrebbe almeno il dovere della chiarezza. Se si scrive che si vuol fare un partito nuovo, si dica onestamente che quello vecchio non ci sarà più. E che quello nuovo non starà a sinistra, né nel Pse».
Vi dicono che ci sarà spazio per la sinistra, nel Pd.
«Altroché. Basta guardare il blocco informativo che c’è nei nostri confronti. Scandaloso è il comportamento del servizio pubblico radio tv: ho già scritto al presidente Petruccioli e chiederò l’intervento della Vigilanza».
Non riuscite a far passare le vostre critiche al Pd?
«Non chiedo il dibattito pubblico e regolamentato che si è fatto in Francia per le Primarie socialiste. Però credo che la scomparsa della sinistra in Italia sia importante tanto per chi crede nel Pd, quanto per gli altri. Non riguarda solo me e Mussi...».
Si faccia invitare a Ballarò.
«Sa quante volte siamo stati invitati ai talk show? Nessuna».
Floris troppo timido?
«Guardi, esiste un vero e proprio black-out voluto e richiesto dalla dirigenza dei Ds. Intollerabile per la Rai».
Accuse gravi, ha le prove?
«Ci sono i dati oggettivi. Quando il povero Mentana a Matrix osò mandare in onda un piccolo inserto per far sentire a Fassino la mia opinione sul Pd, il segretario ha inscenato in diretta una protesta veemente. Immagini che cosa avrebbe fatto in Rai, e che cosa fa al telefono, quando non è davanti ai microfoni in diretta...».
Una situazione difficile.
«Inquietante. Anche sull’Unità non c’è più spazio».
Depone male sul Pd.
«Fa capire che sarà un’operazione verticistica, oligarchica e autoritaria. Un’arroganza di fondo che inciderà anche nella natura del Pd».
E la battaglia interna?
«Le iniziative vanno bene, tanti compagni non si rassegnano. Ma c’è in atto un potente mobbing, specie in Emilia. Una pressione senza precedenti...».
Mobilitazione esagerata?
«Giustificata forse dalla debolezza di consenso verso la dirigenza e dalla debolezza implicita della proposta. In più emerge un esercizio spregiudicato del potere».
Pensa che al congresso la terza mozione di Angius convergerà con voi?
«Lo auspico. D’altronde mi pare che gli elementi di critica stiano prevalendo».
E dopo il congresso?
«Cercheremo di raccogliere tutta la sinistra, anche quella dispersa, su basi nuove e serie. Non sarà né il vecchio Pci, né il vecchio Psi».
Non è paradossale che voi del Pci terrete alta la bandiera del socialismo?
«In un libro di qualche anno fa, la Rosa rossa, ho già denunciato i limiti di entrambi i partiti. La rivalutazione del Psi è piena, il suo grande ruolo riconosciuto...».


Riabilitata la storia del Psi, Craxi compreso?
«Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio... Mai insolentito da vivo, mai oltraggiata la sua memoria. Si tratta di una personalità complessa, la catastrofe di Tangentopoli non ha aiutato a comprendere appieno il suo ruolo storico».

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