San Valentino? No, grazie. Ecco dove mangiare da soli

Una cena in solitudine è un'esperienza, non un tabù. Ci sono locali che fanno sentire i clienti protagonisti

San Valentino? No, grazie. Ecco dove mangiare da soli
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Confesso di non amare il San Valentino, giorno di romanticismo a comando che trovo piuttosto fastidioso (parere personale). Ancora meno amo le cene di coppia che trasformano il 14 febbraio i ristoranti teatro di fiori non edibili, regali inutili e torte a forma di cuore. E no, gli ingredienti afrodisiaci non esistono e se pure esistono non funzionano.

Se però non potete sottrarvi alla bisogna, perché così si fa, troverete online decine di guide che vi indicheranno i locali più adatti, a volte con menu a tema, quasi sempre con camerieri che vi irrideranno intimamente. Io ne approfitto per raccontarvi i locali migliori per andare a mangiare da soli, esperienza igienica che consiglierei a tutti, innamorati o no, di praticare ogni tanto.

Silvano Vini e Cucina al Banco Adoro questo locale nel cuore di Nolo, in piazza Morbegno, nato da un'ispirazione «jannacciana» di Cesare Battisti, chef del Ratanà, e di Vladimiro Poma, l'oste residente, sorriso contagioso e physique du rôle adeguato. Vi basterà arrampicarvi sullo sgabello del bancone per trovarvi a parlare con chi vi sta a fianco o anche con lo stesso Vladi, che si fa un punto d'onore di far sentire tutti a proprio agio in questo posto dall'atmosfera francamente impareggiabile. Poi certo, ci sono i buoni piatti e i vini per lo più naturali, ma non è per questo che si viene qui.

Poporoya È il primo sushi bar di Milano, da quasi quarant'anni al numero 17 di via Eustachi, in zona Città Studi, e conserva quell'atmosfera da izakaya all'taliana che gli dona un'atmosfera vibrante anche senza compagnia. Fondato nel 1987 dal maestro Hirazawa Minoru, detto Shiro, propone la migliore cucina tradizionale giapponese. Da provare almeno una volta.

Osteria alla Concorrenza Un altro luogo che fa del calore e dell'empatia il suo punto forte. Trattasi di una sorta di tavola fredda che propone salumi e formaggi di eccellenza, grandi conserve e una collezione di vini che adornano tutto il locale, che ha un irresistibile décor all'antica, tanto legno e colori caldi e un'insegna d'antan. Garante e socio del progetto è il grande Diego Rossi di Trippa, in sala il bravo Enricomaria Porta. In via Melzo 12.

Bentoteca È un caso bizzarro quello di Joji Tokuyoshi, che ha scelto una decrescita felice, dallo stellato omonimo a questo locale di cucina giapponese con impronte italiane al 3 di via San Calocero in cui si può scegliere un menu omakase a 95 euro che fa della condivisione un punto forte. Il servizio giovane e informale contribuisce all'esperienza.

Iyo Omakase Un pugno di coperti attorno al bancone in un locale «nascosto» all'interno di Iyo Kaiseki, in piazza Alvar Aalto. L'esperienza quasi spirituale in stile Edomae-zushi garantita da Masashi Uzuki dà il senso di un rito collettivo in cui ciascuno è al contempo solo e affratellato. Quindi avere qualcuno al fianco è del tutto trascurabile.

Frangente Milano Nel locale di Federico Sisti vado volentieri anche da solo perché la sua simpatia romagnola riempie gli spazi dell'anima e la sua cucina personale ed essenziale favorisce riflessioni. E poi anche qui c'è un piccolo bancone che favorisce l'interazione con la cucina e rende la cena movimentata assai. In via Panfilo Castaldi 4.

Verso Alla fine anche questo bistellato in piazza Duomo (al numero 21) guidato dai fratelli Mario e Remo Capitaneo può essere goduto appieno anche in solitudine

grazie ai tre banconi ciascuno da sei posti che rendono il pasto un'esperienza «lineare» con vista sulla cucina che diventa protagonista convince e coinvolge. Cotture precisissime, creatività sfrenata, rigore e verticalità.

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