Washington - Un nuovo importante passo in avanti per la riforma della sanità americana voluta dal presidente Barack Obama. Nella notte il Senato ha votato per la prima volta a favore del provvedimento: con 60 sì e 40 no è stata approvata una mozione procedurale che apre la strada al via libera definitivo previsto prima di Natale. Ma la base "liberal" del Partito emocratico non è per nulla soddisfatta della riforma. La votazione è avvenuta al termine di una seduta-fiume notturna alle 1.20 (le 7.20 in Italia). I due altri voti procedurali previsti sono in agenda domani e mercoledì, mentre il voto finale è in programma alla vigilia di Natale, cioè giovedì. Poi il testo, una volta approvato, dovrà essere "armonizzato" con quello adottato dalla Camera dei Rappresentanti lo scorso novembre.
Test cruciale Il voto di oggi è stato il primo test cruciale al Senato per la riforma voluta dal presidente Barack Obama, perché ha dimostrato che il testo, frutto di compromessi e limature, gode ora dell'appoggio di 60 senatori (i 58 democratici e due indipendenti), che lo mettono al riparo dall'ostruzionismo dei 40 senatori repubblicani, che hanno votato compatti contro.
Copertura per 30 milioni Il testo del Senato promette di assicurare oltre 30 milioni di americani attualmente senza mutua a un costo di 871 miliardi di dollari in 10 anni e con la prospettiva di 132 miliardi di dollari di riduzione del deficit.
Base liberal delusa Si sente tradita dai democratici che hanno rinunciato al vero cambiamento della sanità americana, la base liberal americana, che ha avuto un ruolo importante nella vittoria di Barack Obama. Per questo dice no alla riforma sanitaria che il Senato si accinge a votare. Un testo in cui "non c’è la public option, non c’è l’allargamento del Medicare e fa veramente troppo poco per garantire che gli americani senza assistenza siano effettivamente in grado di potersi permettere l’assicurazione che dovranno pagarsi" si legge in un’e-mail fatto circolare da Moveon, movimento di riferimento della sinistra liberal americana che è stato tra i primi ad usare Internet per le campagne politiche. In questo caso l’obiettivo era convincere i senatori liberal Bernie Sanders, Roland Burris e Russ Feingold a bloccare il passaggio del testo.
Puntando i piedi come hanno fatto i democratici conservatori e soprattutto l’ex democratico, ora indipendente, Joe Liberman: "Non è troppo tardi per aggiustare il testo - si legge nell’appello - e come Lieberman ha mostrato un solo senatore che si mette di traverso può costringere la cambiare drasticamente il testo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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