I sardi, narrano tradizione e statistiche, popolo tenace con una lunga aspettativa di vita. Da oggi anche in politica, visto che in consiglio regionale è stato appena dato via libera a uno dei commi aggiunti all'articolo 1 del disegno di legge collegato alla Finanziaria. Approvato questa mattina per alzata di mano, la norma prevede che nei 265 comuni della Sardegna con popolazione sino a 3mila abitanti (praticamente i due terzi di tutti i municipi dell'isola) sarà consentito ai sindaci il terzo mandato consecutivo. Così, agli amministratori sarà possibile stringere al petto la fascia tricolore per 15 anni di fila. Riportando quindi lo Stato dell'arte a com'era prima della «svolta» dell'elezione diretta arrivata per mezzo del decreto legislativo 267 del 2000.
Dopo tre sedute di dibattito e accese discussioni sul provvedimento, il parlamentino a statuto speciale ha finalmente approvato l'articolo che introduce nell'ordinamento locale «disposizioni di carattere istituzionale e finanziario». «L'emendamento proposto dal Partito Sardo D'Azione, condiviso dalla maggioranza, è passato a larghissima maggioranza», riferisce Paolo Dessì, sindaco di Sant'Anna Arresi e consigliere regionale, che esprime «soddisfazione per un risultato atteso da tempo in tutta Italia e che il legislatore sardo, in considerazione delle norme dello Statuto, ha tradotto in realtà dando una risposta concreta alle esigenze dei territori e dei piccoli Comuni».
E tra i sindaci dell'isola è tutto un plauso alla rivoluzione nei municipi. Afferma Umberto Oppus, primo cittadino di Mandas: «Grazie alla sensibilità ed attenzione del consiglio regionale si è riusciti ad ottenere un risultato che l'Anci, (l'associazione nazionale dei comuni italiani, ndr), inseguiva da tempo». Insomma, dalla Sardegna monta ora una richiesta al governo nazionale: è ormai maturo il tempo - si sostiene - per una riforma globale che elimini un divieto finora limitato ai soli sindaci e presidenti di Provincia. L'obiettivo dichiarato è dare continuità di progetto e maggiore efficienza alle comunità dei borghi più piccoli.
Ma la novità legislativa approvata dal consiglio sardo contiene, tra l'altro, anche un nuovo impegno, questa volta economico-finanziario: la contrazione di mutui per oltre 972 milioni di euro per far fronte all'accresciuto disavanzo pubblico.
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