da Roma
Il ministro Clemente Mastella manda i suoi ispettori alle Procure di Genova e Roma per chiedere gli atti su quanto è successo nelle due città e capire meglio come mai, a Genova, una ragazza è stata uccisa dal fidanzato che era già sotto inchiesta con l’accusa di aver ucciso la precedente e stava a piede libero, mentre a Latina, provincia di Roma, un pastore scoperto con 17 inneschi vicino al luogo dove è scoppiato un incendio è stato rilasciato subito dopo esser stato arrestato e interrogato.
E malgrado il Guardasigilli ottenga un primo risultato dalla procura di Latina, che ieri stesso ha disposto un nuovo arresto del piromane e di un complice che era stato fermato con lui, la polemica sulle scarcerazioni facili e sulla certezza della pena non manca di riaprire lo scontro all’interno della stessa maggioranza, soprattutto sull’indulto.
È il partito di Antonio Di Pietro che attacca con maggiore forza, ribadendo come tanti eventi recenti siano figli proprio dell’indulto. «Molti fatti - sottolinea Stefano Pedica, capo della segreteria politica dell’Idv - sono quelli che l’indulto ci sta regalando a distanza di poco tempo». E chiede «tolleranza zero sia sulla repressione che sui regali fatti da inciuci politici bipartisan». Non solo: Pedica sollecita anche «tolleranza zero» nei confronti «dei magistrati che sbagliano e per le questure che, come quella di Sanremo, tollerano denunce sull’assassino non prendendo provvedimenti, come lamentato dalla famiglia della vittima».
Sono stati proprio i genitori di Maria Antonietta, la ragazza uccisa a Sanremo, a lanciare un appello al Guardasigilli: «Prima ancora che quel pazzo criminale occorre fare giustizia con il giudice che lo ha lasciato libero, perché è lui il vero assassino di nostra figlia». Così come ha protestato l’associazione dei familiari delle vittime della strada per la scarcerazione di Corrado Avaro, l’uomo che in stato di ebbrezza ha investito e ucciso la giovanissima Claudia Muro a Torino.
Il ministro Mastella reagisce alle accuse che gli vengono rivolte dalla Cdl e dall’Idv sull’indulto ma, soprattutto, rifiuta di interferire nel lavoro dei magistrati: «Non sono per la giustizia del Colosseo - replica - e anche se certi casi mi lasciano perplesso, tra rimanere perplessi e interferire ce ne corre. La giustizia deve riflettere le leggi». E conclude: «È giusto valutare se le leggi sono efficaci».
Immediata la replica dell’ex titolare della Giustizia Roberto Castelli: «Le leggi ci sono già, sta alla discrezionalità dei giudici lasciare in libertà o meno queste persone». L’unico modo per evitare certe vicende, avverte il leghista, è «cambiare la mentalità dei magistrati, affinché si cambi una cultura incomprensibile al cittadino e contro il comune buonsenso». parole che non piacciono all’Anm, che ricorda come «il legislatore ha adottato criteri rigorosi per l’applicazione e il mantenimento della custodia cautelare in carcere e le regole, una volta fissate, non possono essere piegate a piacimento sotto la pressione di pur comprensibili emozioni collettive per gravi accadimenti». Secondo Nello Rossi, segretario del sindacato dei magistrati, il vero problema è che «la giustizia penale è pressoché paralizzata da procedure farraginose e di sempre più difficile gestione adottate nelle passate legislature». E punta il dito contro i politici che diventano «garantisti o forcaioli» a giorni alterni.
Di necessità di leggi nuove parla anche Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur alla Camera: «Il nostro ordinamento ha bisogno di norme diverse che le Camere da troppi anni tardano ad approvare» annota, sottolineando anche che «è ora di finirla di prendersela con l’indulto».
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