Uno Scarpati troppo televisivo racconta Cechov

Giovanni Antonucci

Una storia d'amore: Anton Cechov e Olga Knipper di Nocher Berge-Cristophoroff, in scena al Teatro Valle di Roma e in tournée, è una pièce di successo non solo perché ha come protagonista il grande drammaturgo russo e sua moglie, attrice del Teatro d'Arte di Stanislavskij, ma anche perché offre a due attori l'occasione di un'interpretazione memorabile. Nata dal ricco epistolario della loro relazione, la commedia è un abile montaggio di lettere che coinvolgono il pubblico nel privato della coppia, ma anche nel lavoro teatrale, rappresentato da capolavori come Il gabbiano e Zio Vania. L'intenzione degli autori è di rappresentare una storia d'amore attraverso il rapporto fra vita e finzione del teatro. Il risultato è una commedia garbata, gradevole e insieme malinconica perché Cechov muore di tisi a soli quarantaquattro anni, ma che dà di lui un'immagine edificante e convenzionale. Chi ha letto la splendida biografia di Cechov del critico Donald Rayfield, basata su documenti nascosti dalla censura sovietica, sa che egli, invece, era un uomo trasgressivo, graffiante e che il suo rapporto con Olga fu difficile, minato com'era dalla loro lontananza, lui a curarsi, lei a recitare.

La regia di Nora Venturini, nella scena cechoviana di Bruno Buonincontri, rende ancora più morbido il testo. Giulio Scarpati è lontano da un personaggio di tale statura, con la sua recitazione televisiva. Lorenza Indovina ha qualche momento felice ma non riesce a darci tutta la complessità di Olga.

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