Scarpis ai milanesi: «Mando a voi il grazie più grande»

Sabato 30 dicembre arriverà il suo sostituto, Vincenzo Indolfi, ex questore di Firenze. «Un gran professionista» dice Paolo Scarpis, mentre lancia uno sguardo di malcelata malinconia agli scatoloni accanto alla scrivania. L’ufficio di un questore in partenza fa sempre tristezza. Quello di Scarpis un po’ di più. Forse perché non c’è mai stato un questore che conoscesse così a fondo e amasse tanto questa grigia città. Forse perché anche gli uomini, i suoi uomini, sono consci che non gli sfugge nulla. O forse per tutte quelle lettere commoventi che traboccano dagli scatoloni. Quelle dei milanesi che lo ringraziano anche quando il problema che gli hanno posto non è stato risolto come avrebbero desiderato. Dal luglio 2003, quando si è insediato in via Fatebenefratelli, infatti, è stato subito chiaro per tutti che la volontà di Scarpis di trovare una soluzione c’è sempre stata. Perché, nonostante lui sostenga che sono le istituzioni a fare gli uomini e mai il contrario, senza contraddire il nuovo dirigente generale della direzione Interregionale di Catania (uno dei nove più importanti dirigenti della polizia, nominato direttamente dal Consiglio dei ministri, ndr) persone che la differenza la fanno ci sono eccome. Lo pensa anche il cardinale Dionigi Tettamanzi che con Scarpis - che lo ascolta e lo ammira - ha fatto spesso lunghe chiacchierate. E lo pensa anche l’ex sindaco Gabriele Albertini. Che, salutandolo, spera in quello che sperano un po’ tutti: in un arrivederci.
«Il grazie più grande va ai milanesi - sostiene Scarpis -. Il modello Milano non è una parola vuota, ma un metodo consolidato di collaborazione. Milano partecipa, vive. Ho lavorato con tutti e con estrema soddisfazione: dal sindaco Letizia Moratti, al presidente della Provincia Filippo Penati; dal prefetto Gianvalerio Lombardi al suo predecessore Bruno Ferrante; dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni a tutto il mondo del volontariato, dei comitati cittadini; dai carabinieri alla Guardia di Finanza fino alla polizia municipale. E poi ci sono i miei funzionari, il personale della polizia milanese, i sindacati. La questura è un’azienda di 4mila dipendenti. Farvi coesistere efficienza e serenità e portarle a contatto con i cittadini per avvicinarli gli uni agli altri, non è facile».
A 61 anni compiuti - con 40, fatti quest’anno, trascorsi in polizia - Scarpis questa scommessa l’ha vinta. Be’, non proprio come avrebbe voluto lui. Che testardo ed esigente com’è, desiderava annientare i truffatori di anziani. «Questi reati sono passati da 800 a 400 all’anno e adesso al 113 arrivano varie telefonate ogni giorno per segnalare estranei sospettosi che girano negli stabili» dice lui irritato come se, nonostante l’evidenza dei numeri, avesse lasciato un lavoro a metà e la ritenesse colpa sua. «A Milano c’è attenzione per i giovani, per i tossicodipendenti, per gli extracomunitari: non è lo stesso verso gli anziani soli.

Mancano la curiosità e la conoscenza, a volte fastidiose, dell’uno verso l’altro, che esistono nei centri più piccoli e che fungono da controllo sociale. Una volta una 80enne mi disse che, da oltre 20 anni, parlava solo con il suo gatto...». Qualcosa che, di certo, a lui non capiterà mai.

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