Gli «schiavi» di fascismo e Resistenza

Ci sarebbe voluto Guareschi per raccontare i duelli - autobus contro Picasso, ex partigiani contro ex repubblichini, Marche contro Abruzzo - che dilaniano l’Italia forte e gentile del centro. Poiché non abbiamo purtroppo il grande Giovannino, insuperabile nel rivestire d’umanità queste piccole vicende, mi ci proverò modestamente io, attingendo al notiziario dell’agenzia Ansa.
Dunque: l’assessore comunale alla Cultura dell’Aquila, Maurizio Dionisio - che è anche vicesegretario nazionale del movimento Idea sociale di Pino Rauti - ha deciso di offrire l’ingresso gratuito per una mostra d’incisioni di Goya e di Picasso agli ex repubblichini e agli ex partigiani locali. L’iniziativa voleva essere una risposta polemica - seppure sotto manto culturale - a una decisione della giunta regionale di centrosinistra delle Marche, la quale aveva stabilito che gli ex partigiani potessero viaggiare sui mezzi pubblici senza pagare il biglietto. All’Aquila gli ex militari di Salò devono esibire, per accedere alla mostra di Goya e di Picasso - allestita significativamente nel museo dei Raccomandati - la tessera della loro associazione, l’Unione nazionale combattenti della Repubblica sociale italiana.
Strapaese. Non credo siano folla gli ex repubblichini e gli ex partigiani che all’Aquila hanno voglia di vedere gratis le opere di Picasso e di Goya, e nemmeno credo che ci sia calca d’anziani combattenti per la libertà, nelle Marche, alle fermate dei mezzi pubblici. Ma l’occasione di risfoderare i luoghi comuni sul fascismo e sull’antifascismo era troppo ghiotta perché gli zeloti della Resistenza, sempre pronti a respingere gli assalti della tirannia che sta dietro l’angolo e della reazione in agguato, rinunciassero ad alzare la voce. L’assessore Dionisio - che non mi pare rappresenti, con il gruppuscolo rautiano di Idea sociale, una minaccia per la Repubblica, e nemmeno per l’Abruzzo e le Marche - ha di sicuro voluto provocare i suscettibilissimi difensori dell’ortodossia antifascista. I quali, con automatismi pavloviani, si sono mossi come se alle porte dell’Aquila fossero attestate orde mussoliniane.
Con un’enfasi che date le circostanze è assai vicina al ridicolo i consiglieri comunali dell’Aquila Angelo Mancini (Sdi) e Enrico Perilli (Prc) hanno tuonato che «è tutta la città ad essere esposta ancora una volta a una vergogna e a un’umiliazione che non merita». Di conseguenza «il sindaco si dissoci e ritiri la delega a questo assessore». Capisco lo sdegno facile dei supremi resistenti. Non par vero a costoro di trovare un appiglio qualsiasi per sfogare aneliti democratici, urlati inutilmente ai quattro venti. Per loro è tanto presente il passato fascista quanto assente - in chi ce l’ha - il passato stalinista o maoista. Ma in cosa consiste l’oltraggio dionisiaco? Ritengo che gli ex gratificati dai provvedimenti di favore - quale che sia la loro estrazione politica e ideologica - non costituiscano il minimo rischio per nessuno, tanto meno per le istituzioni.

Lasciamoli invecchiare in pace, senza discriminazioni e preclusioni che assumono aspetti odiosi. O si pretende che Picasso e Goya siano disponibili solo per gli ex partigiani, gli ex repubblichini invece «no pasaràn»? Ma ci facciano il piacere. Lo so, ci sarebbe voluto Guareschi. Quanto ci manca.

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