La luce "congelata" in supersolido: cosa significa l'annuncio e perché è importante

Non è che hanno creato una sorta di abat-jour di ghiaccio, ma a livello quantistico sì. E sappiamo che a livello quantistico è tutto molto complicato

La luce "congelata" in supersolido: cosa significa l'annuncio e perché è importante
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Hanno trasformato la luce in “supersolido”! Per gli scienziati è stato quello si chiama un “effetto wow”, ma se non siete fisici non è così intuitivo capire cosa significa. Insomma, non è che hanno effettivamente congelato la luce, tipo avere un abat-jour di ghiaccio, ma a livello quantistico sì, e sappiamo che a livello quantistico è tutto molto complicato. Anche un fotone non ha massa, è sia onda che particella, già è difficile immaginarlo, figuriamoci “congelato” e “supersolido”.

La ricerca, pubblicata su Nature, è stata realizzata dal laboratorio Nanotec, al Cnr di Lecce. Un “supersolido” a livello quantistico è uno stato della materia che combina la rigidità strutturale tipica dei solidi con quella di fluire senza attrito dei superfluidi. È come se (dico “come se”, perché è sempre molto difficile spiegarlo e anche capirlo per chi non è un esperto) i fotoni fossero stati “intrappolati” in un solido molto denso e freddo (per creare superfluidi o supersolidi bisogna avvicinarsi a temperature vicine allo zero assoluto), e si sono comportati come un supersolido quantistico (un semiconduttore strutturato), con zero viscosità, “come fossero” dei cristalli, dando origine a particelle ibride che si chiamano polaritoni.

Se non ci avete capito niente non vi preoccupate, diciamo che hanno reso la luce solida, ma a cosa serve? Una scoperta che in futuro potrà essere fondamentale per sviluppare nuove tecnologie

quantistiche, e anche studiare meglio fenomeni quantistici in condizioni più accessibili. Insomma, computer quantistici più efficienti, per esempio, o dispositivi fotonici. Che non c’entrano con i raggi fotonici di Mazinga Z.

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