Scola bacchetta i giornalisti e rivendica l'indipendenza: "Non c'entro con Formigoni"

Il cardinale all'incontro con la stampa: "Essere un vescovo che ha militato in Comunione e liberazione è come avere due peccati originali"

Scola bacchetta i giornalisti e rivendica l'indipendenza: "Non c'entro con Formigoni"

"Essere un vescovo che ha militato in Comunione e liberazione è come avere due peccati originali". All’Istituto dei ciechi per un Dialogo sul giornalismo e la comunicazione con la stampa in occasione della festa di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, il cardinale Angelo Scola ha trattato con estrema lucidità il tema della "falsa oggettività" e il problema di "scambiare la verosimiglianza con la verità".

"Siccome il vescovo ha militato in Comunione e liberazione, non sarà possibile che in quello che fanno non sia coinvolto?", si chiede il vescovo. E incalza: "Siccome con Formigoni si conoscono, vengono tutti e due da Lecco eccetera eccetera, è possibile che il vescovo non c’entri con quello che Formigoni fa? E' possibile perché con Formigoni negli ultimi vent’anni ci siamo visti una volta all’anno se va bene ma posso dire che non ho più partecipato a incontri di Cl da vent’anni, ma per molti di voi questo non serve a niente". Secondo Scola, infatti, "per un vescovo che si deve occupare dei suoi fedeli è come avere due peccati originali di cui liberarsi tutte le volte". E' chiaro l'intento del cardinale quello di stigmatizzare l’uso giornalistico di tirarlo in ballo quando si parla del movimento fondato da don Luigi Giussani. Scherzando, Scola riconosce di "tirarsi la zappa sui piedi" ma ribadisce di avere ricevuto a Milano "una accoglienza bellissima".

Più che ai giornalisti l'appello di Scola è rivolto alle istituzioni. "Da chi governa chiedo la forza di cambiamenti coraggiosi perché i giovani abbiano la possibilità di guardare al futuro in modo diverso", spiega il cardinale rispondendo alle domande dei giornalisti sul tema della crisi e delle prospettive dei giovani. Scola è profondamente convinto che "nella nostra società italiana gli uomini della società civile e chi ha il compito di governare debbano avere la forza di cambiamenti coraggiosi perchè i giovani abbiano la possibilità di guardare al futuro in modo diverso".

"Dire 'voi siete il futuro' è abbastanza ovvio ma per essere il futuro devono essere il presente", continua Scola invitando a creare le condizioni materiali perché "a loro sia fatto spazio, e in Italia devono essere fatte il più rapidamente possibile e mettendo in campo tutto il soggetto".

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