«Sconfitti dal nazionalismo ma rispettiamo il verdetto»

Autostrade non presenterà ricorso. Sale il titolo in Borsa. Il nodo delle alleanze

Marcello Zacché

da Milano

Il clima non era dei più allegri, ieri al quartier generale di Autostrade. Ma neanche troppo cupo. La sconfitta in Francia nella gara delle Autoroutes Paris-Rhin-Rhône (Aprr) è stata presa con serenità, con la consapevolezza di avere operato al meglio e di aver perso, alla fine, non solo per questioni di prezzo (quell’euro di meno per azione: 60 contro i 61 offerti da Eiffage e Macquarie), ma soprattutto per il nazionalismo del governo francese.
Il presidente Gian Maria Gros-Pietro e l’amministratore delegato Vito Gamberale hanno preparato l’operazione Francia attenti non solo al prezzo, ma all’intera impostazione del bando di gara, che era molto articolato. «Il nostro progetto industriale - raccontavano ieri i loro uomini - era il migliore: garantivamo il rispetto di tutti i vincoli per un periodo di 5 anni contro i 2 richiesti dal governo. Avevamo il programma di investimenti più importante, ma alla fine il governo ha scelto solo in base al prezzo. E per ragioni di nazionalismo». Nessuna intenzione, però, di mettere in dubbio la decisione. Sembra che gli spagnoli di Cintra, sconfitti nella gara per un altro tratto autostradale messo in vendita, siano pronti a presentare un ricorso. Autostrade no, non lo farà. «Rispettiamo il verdetto e le istituzioni».
La possibilità di un rilancio, peraltro, non era percorribile. L’offerta del 7 novembre era definitiva e vincolante. Ma non solo per questo motivo. «Offrire di più non si poteva proprio - si dice ai piani alti - perché l’offerta italiana scontava la realizzazione di determinate sinergie gestionali e industriali».
Rispetto alla valutazione finale, il prezzo offerto conteneva un premio che gli uomini di Gamberale stimano nell’ordine del 15-20%, che sarebbe stato recuperato nel giro di un triennio. Inoltre le concrete aspettative di rialzo dei tassi già rendevano il net present value (valore attualizzato della società) ancora più basso di quanto non fosse solo sei mesi fa, quando il dossier Aprr era stato aperto.
Per questo i 60 euro sono considerati dal gruppo controllato dai Benetton la massima valutazione sostenibile. «Offrire di più - dicono quelli che hanno seguito da vicino l’operazione - non sarebbe stata una scelta responsabile né a tutela degli azionisti del gruppo, né per l’operatore francese». L’obiettivo dichiarato era quello di tutelare non solo l’azionariato stabile, ma anche il vasto azionariato di Borsa. Non a caso il mercato ha ieri premiato il titolo di Autostrade con un rialzo del 2,3%.
I problemi, a questo punto, sono semmai strategici. Aver perso la gara in Francia chiude per Autostrade un capitolo che poteva essere importante. E apre anche l’incognita del socio Abertis, il gruppo spagnolo la cui partnership con Autostrade è in pieno divenire. Ancor più ora che il gruppo italiano è uscito sconfitto dalla battaglia di Francia, mentre Abertis ha partecipato a una delle cordate vincitrici.


I vertici, comunque, minimizzano le incognite sulla strategia internazionale, e giurano di avere pronti altri progetti, ancorché di dimensione minore di quelli di Francia. Ma di certo su questo punto bisognerà presto vedere quali scelte verranno effettuate.

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