Roma - Tutti (o quasi) liberi. Gli autori delle devastazioni di martedì scorso a Roma oggi potranno andare tranquillamente a passeggio in via del Corso, prelevare soldi ai bancomat che hanno tentato di spaccare, fare shopping natalizio nei negozi in cui si asserragliavano commesse e clienti terrorizzati, chiedere informazioni stradali al poliziotto a cui 72 ore prima tiravano una pietra. Ma soprattutto liberi di tornare a far disastri mercoledì, quando in Senato è atteso il varo definitivo della riforma universitaria del ministro Gelmini. Lo hanno deciso ieri cinque diverse sezioni del Tribunale di Roma, che hanno convalidato il fermo di 23 dei 26 fermati accusati a vario titolo di resistenza aggravata, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento, rimettendo tutti in libertà in attesa del processo. Tutti tranne uno: Mario Miliucci, 32 anni (quindi, se studente, decisamente fuori corso), romano, figlio di Vincenzo, leader storico dell’Autonomia operaia anni Settanta e dell’avvocato Simonetta Crisci, già nota come legale di molti imputati legati ai centri sociali.
Per lui sono scattati i domiciliari perché si accingeva, secondo i giudici, a lanciare tre sassi da due chili l’uno. Tesi invano contestata dalla mamma, che lo ha difeso giocando anche la carta della tenerezza: «Mio figlio è un ragazzo tranquillo, lo chiamano l’inglese per i suoi modi». Oh yes!
Per il resto ieri, in un piazzale Clodio sotto assedio, tra decine di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa all’ingresso del Tribunale un centinaio di partecipanti al corteo di martedì sono giunti a inneggiare alla libertà dei loro compagni, a fare tifo da stadio e a intimidire i giornalisti già storditi dal freddo e bersagliati nei momenti di noia da cori: «Sciacalli!», «Servi!»; ieri, dicevamo, è stato stilato un bollettino che assomiglia a un 8 settembre dello Stato. Ecco l’album delle figurine della rivoluzione collezione autunno-inverno 2010. La V sezione ha rimesso in libertà Edoardo Zanetti, che sarà processato il 23 dicembre. La II sezione ha rilasciato i genovesi Dario Campagnolo, Emanuele Gatti e Fabrizio Ripoli, tutti con il divieto di venire a Roma, il giocoliere francese Charlie Robin Thibault Plaza e il romano Patrizio D’Acunzo, che ha però l’obbligo di firma due volte al giorno: tutti a giudizio il 23 dicembre. La I sezione ha lasciato liberi Michele Luciani, Matteo Angius, Leo Fantoni, Alessando Zeruoli e Matteo Sordini, sottoponendo solo questi ultimi due all’obbligo di firma. Per loro l’appuntamento con la giustizia è più lontano: il 13 giugno. La IV sezione ha convalidato l’arresto ma rimesso in libertà Sacha Montanini, Angelo De Matteis, Nicola Corsini, Gerardo Morsella, Federico Serran Andrea Donato, Riccardo Li Calzi e una delle due ragazze fermate, Alice Niffoi. Per questi otto processo il 15 febbraio. Infine la X sezione ha liberato e rinviato al processo del 17 febbraio Anna Chiara Mazzani, Michele Borromeo e Martino Reviglio della Veneria: cognomi più acconci a un ballo a corte che a una rivolta di strada.
Quanto al più celebre dei fermati, il sedicenne con la pala e le manette al centro di tante foto, protagonista del delirante sospetto di essere un poliziotto infiltrato, si trova attualmente in un centro di accoglienza e comparirà oggi davanti al gip del tribunale dei Minori. Figlio di un esponente di Autonomia Operaia protagonista delle lotte negli anni Settanta, risponderà di rapina per aver sottratto le fatidiche manette e un manganello al finanziere aggredito da un gruppo di manifestanti.
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