Milano - In forte aumento il numero degli
evasori fiscali che stanno facendo rientrare i propri capitali
in Italia sulla scia dell’introduzione dello scudo fiscale.
Secondo i gestori dei fondi patrimoniali, la
massa di liquidità che rientrerà entro i confini italiani sarà di gran lunga superiore agli 80 miliardi di
euro che furono rimpatriati con i due precedenti condoni fiscali
varati negli anni addietro dai governi italiani.
Cresce l'interesse per l'iniziativa "Abbiamo già ricevuto il doppio delle domande per il
rimpatrio di fondi detenuti all’estero rispetto alle domande
relative al precedente condono", ha detto a Bloomberg Luca
Caramaschi, direttore della sezione "private wealth management"
della Deutsche Bank a Milano. "Certamente cresce l’interesse per questa iniziativa", ha
aggiunto Giuseppe Marino, consulente fiscale e professore di
legge fiscale alla Bocconi. Secondo Marino, quest’interesse a
far rientrare i capitali in Italia "è spinto soprattutto dal
bisogno degli imprenditori di iniettare nuova liquidità nelle
loro aziende".
I limiti temporali Alcuni private bankers, tuttavia, non nascondono che ci
potranno essere dei problemi nel completare le pratiche a causa
dei termini troppo stretti per concludere le operazioni di
rimpatrio. "Potrebbero sorgere delle difficoltà perchè i termini per
aderire allo scudo sono relativamente brevi", ha spiegato
l’amministratore delegato della sezione private banking di
Credit Suisse in Italia, Francesco de Ferrari. La scadenza
ultima per aderire allo scudo fiscale è stata fissata al
prossimo 15 dicembre 2009.
Sono 36 i Paesi nei quali "è possibile effettuare la
regolarizzazione" in loco dei capitali illegalmente detenuti
all’estero. Sono i Paesi collaborativi con l’Italia sotto il
profilo fiscale. Nell’elenco pubblicato in allegato alla
Circolare sullo scudo fiscale dell’Agenzia delle Entrate non
figurano nè la Svizzera nè San Marino. Chi ha illegalmente
capitali in questi Paesi potrà dunque solo rimpatriarli.
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