Lorenzo compirà 8 anni tra due mesi, ma è già un invalido. In realtà, parlandogli, sembra di avere a che fare con un bimbo normalissimo. Lorenzo soffre infatti di un disturbo certificato «della regolazione e dell’attaccamento» che gli provoca un ritardo. Che a scuola gli dà diritto a un’insegnante di sostegno e a un’educatrice.
«Sin da piccolissimo abbiamo notato che non tollera le frustrazioni, è iperattivo, ha difficoltà a restare seduto e problemi di concentrazione che gli provocano un ritardo di apprendimento. Ad esempio, non sa ancora scrivere in corsivo» spiegano la madre Annamaria e il padre Paolo, 37 e 40 anni. Due genitori residenti con i figli in zona Niguarda. Un padre e una madre che, da quando il figlio piccolo (Lorenzo ha una sorella 17enne, ndr)) ha iniziato a frequentare le elementari, hanno passato momenti difficili. Basti pensare che quest’anno per iscrivere il bambino alla seconda elementare si sono rivolti a ben 7 istituti, pubblici e privati, della loro zona, ottenendo solo rifiuti.
A settembre, però, il Provveditorato fa iscrivere Lorenzo alla scuola Cesare Cantù di Bruzzano. «Il bimbo per ora si trova bene - spiega il padre Paolo -, i compagni e le insegnanti lo hanno accettato. La scuola gli ha dato un’insegnante di sostegno. Forse, più avanti, avrà anche l’educatrice: per ora la preside dice che non ha bisogno di ulteriori figure di riferimento».
Annamaria e Paolo nell’ultimo anno sono stati molto provati e portano avanti una battaglia difficile, a colpi di denunce e avvocato. Dopo aver frequentato in via Chierasco una scuola materna con insegnanti bravissimi che, in accordo con le terapie di psicomotricità seguite dal bambino, avevano saputo sottolineare gli aspetti positivi di Lorenzo e rinforzarli, il piccolo negli ultimi 12 mesi ha subito addirittura un processo di retrocessione dopo essere stato iscritto nel 2010 alla prima elementare della scuola «Duca degli Abruzzi» di via Cesari, che appartiene al l’istituto comprensivo Vittorio Locchi. Un istituto considerato «ideale» per bambini iperattivi come lui, ma dove invece Lorenzo era stato da subito trattato con grande ostilità dalle insegnanti. Che non solo, come spiega la denuncia presentata ai carabinieri della stazione di Greco, non perdevano occasione per evidenziare sul suo quaderno tutto quello che il bambino faceva di non corretto, ma lo hanno anche maltrattato fisicamente: in un impeto di rabbia un’insegnante avrebbe addirittura scaraventato Lorenzo contro la cattedra procurandogli un grosso ematoma alla schiena.
«Un episodio al quale siamo risaliti noi stessi vedendo il livido di Lorenzo e ascoltando, casualmente, il racconto dei suoi compagni sul pulmino della scuola: le insegnanti, la scuola...Nessuno ci ha detto nulla, neanche Lorenzo. Solo le bidelle ci continuavano a suggerire di portare via il bambino da quella scuola» spiega Annamaria.
I genitori di Lorenzo parlano con le insegnanti; il preside promette aiuto e dichiara che certe cose non sarebbero più accadute, ma gli episodi negativi ai danni del bambino proseguono. Anzi, la sua situazione si aggrava ulteriormente quando un bimbo straniero adottato e più grande di un anno e mezzo, con grossi problemi d’inserimento ma non invalido certificato come Lorenzo, comincia a usufruire senza averne diritto delle sue ore di sostegno.
«Non ce l’abbiamo mai avuta con questo ragazzino - spiegano Annamaria e Paolo -, ma i bambini erano chiaramente incompatibili, si picchiavano di continuo. Lorenzo, ce lo hanno sempre detto, non può condividere l’insegnante di sostegno! E la vicenda è precipitata quando abbiamo notato che nostro figlio assumeva atteggiamenti fortemente erotizzati, come se avesse visto o subito qualcosa, forse un abuso. Così, prima che avesse danni maggiori e vista le promesse senza seguito del preside che ci giurava che avrebbe separato i ragazzini, abbiamo tolto nostro figlio dalla scuola. Per fortuna era finito l’anno».
A quel punto la famiglia si è affidata all’avvocato Davide Steccanella e ha sporto denuncia contro il preside (che nel frattempo è stato trasferito, ndr), l’insegnante di sostegno, l’educatrice, le insegnanti di matematica e italiano, i neuropsichiatri e l’assistente sociale che avevano in cura Lorenzo e avrebbero dovuto sapere tutto quello che gli stava succedendo a scuola. I carabinieri, che si stanno occupando delle verifiche, al momento non si sbilanciano ma non negano che ci sia molto di vero in quello che la famiglia di Lorenzo sostiene.
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