Scuola, il cardinale vuole cambiare la Costituzione

Poletto incalza Buttiglione: «Non c’è vera parità». Il ministro: «La Carta si tocca solo se necessario»

da Torino

Duello tra l’arcivescovo di Torino Severino Poletto e il ministro dei Beni culturali Rocco Buttiglione sulla parità scolastica. In un dibattito a Torino, il cardinale lamenta l’assenza di una effettiva parità finanziaria tra istituti statali e privati e poi rimprovera al centrodestra di non aver avuto il coraggio di cambiare la Costituzione per crearla. Il ministro risponde che la Carta del ’48 si modifica solo se c’è bisogno, e in ogni caso le riforme sono faticose.
L’attacco del cardinale parte con una domanda retorica: «Gran parte delle pregiudiziali nei confronti della scuola libera nascono dalle pregiudiziali nei confronti della Chiesa. Mi chiedo: non è che la scuola libera fa paura perché è cattolica?». Poi l’affondo: «Quando si è voluto da questa e dalla precedente maggioranza modificare la Costituzione, lo si è fatto. Dunque, per garantire la parità scolastica si sarebbe potuto modificare la Costituzione».
Buttiglione replica: «È faticoso modificare la Costituzione e lo si fa solo quando ce n’è bisogno. L’articolo 33 della Costituzione, nella sua espressione, è chiarissimo: tutti sono liberi di istituire scuole senza oneri per lo Stato. Comunque - conclude il ministro - ho preso nota del suggerimento del cardinale. Potremmo anche modificarlo, l’articolo 33, ma non ce n’è bisogno perché, sulla base di questa Costituzione, si può realizzare una vera parità scolastica».
Lo scambio polemico avviene davanti alla vasta platea del convegno «Chi ha paura della libertà?», iniziativa «in difesa della libertà di educazione» organizzata a Torino da associazioni cattoliche impegnate nel mondo scolastico.
Il cardinale Poletto esorta il Movimento scuola libera «a portare avanti questo impegno con il rispetto di tutti, ma esigendo rispetto» e spiega: «La scuola libera non è un privilegio, ma un diritto, e non della Chiesa, bensì dei genitori. Rivendicare il diritto a esistere, per le scuole cattoliche, non significa essere contro le scuole statali. Lo Stato ha diritto, anzi il dovere di promuovere l’educazione, ma non in condizione di monopolio».
Poi, rivolgendosi ai politici, Poletto li ammonisce a «non citare l’Europa solo quando conviene. Sulla scuola l’Europa è più avanti di noi di cinquant’anni». E porta ad esempio il Belgio, la Germania «e anche la laicissima Francia».
Niente a che vedere con l’Italia, dove «con la legge del 2000 è stata riconosciuta la parità giuridica ma non quella economica. Una palese ingiustizia perché non ci permette di poter far funzionare i nostri servizi a livelli eccellenti di qualità.

Non dovrebbero esserci scuole di serie B».
«Intendiamo portare avanti questi valori senza fare crociate - annuncia Poletto - qui non si tratta di imporre nulla, ma non accettiamo che ci vengano negati diritti così evidenti».

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