Se attaccati, risposte più «pesanti» Blitz possibili nella tana del nemico

Andrea Nativi

Ci sono regole di ingaggio più «robuste» e flessibili per la missione di stabilizzazione a guida Nato, Isaf, in corso in Afghanistan. E questo dal 4 maggio scorso quando, con l’assunzione del comando da parte di un generale britannico, che guida il corpo di reazione rapida dell’Alleanza, le truppe di Sua Maestà hanno assunto la responsabilità di garantire la sicurezza nella parte meridionale del Paese. Questo cambiamento è stato deciso a tutela della sicurezza dei soldati impegnati in questa difficile missione.
I militari, in questo modo, sono in grado di rispondere in misura appropriata al livello della minaccia che devono affrontare, senza correre rischi inutili. In base all’esperienza di queste prime settimane i soldati di Sua Maestà hanno scoperto che le nuove regole sono appena sufficienti, vista l’aggressività dei talebani. I soldati, ad esempio, sono in grado di rispondere in modo più rapido e pesante in caso di attacco da parte del nemico, i comandanti sul terreno hanno maggiore autonomia decisionale, mentre il processo per autorizzare l’utilizzo di determinati sistemi d’arma è semplificato e velocizzato. Per fare un esempio ancora più specifico, in caso di azione a fuoco è possibile fare irruzione e setacciare immediatamente gli edifici dai quali si ritiene gli attaccanti abbiano aperto il fuoco.
L’«ombrello» rappresentato dall’insieme delle regole di ingaggio stabilito dall’Alleanza viene poi completato per quanto riguarda i singoli contingenti a livello nazionale. Si possono infatti determinare regole più restrittive (ma non più aggressive), mentre è anche possibile non consentire l’impiego dei propri soldati per determinate missioni o in aree diverse da quelle concordate.
Rimane in ogni caso valido il principio in base al quale ciascun comandante è comunque responsabile della sicurezza dei propri uomini; per cui, in una situazione critica, può essere indispensabile andare oltre le previsioni delle regole di ingaggio, nell’ambito del concetto di autodifesa, che va interpretato elasticamente considerando il pericolo effettivo che i soldati stanno affrontando.
È poi chiaro che al di là dei criteri informatori generali, il contenuto specifico delle regole di ingaggio non può che essere e rimanere segreto. Se il nemico venisse a conoscenza dei limiti imposti all’azione dei suoi avversari sarebbe in grado di approfittarne mettendo davvero a repentaglio non solo la vita dei soldati che le applicano, ma anche l’intera missione.

Si tratta poi di una materia estremamente tecnica: il livello politico fissa i criteri e i principi generali e di conserva con i vertici militari, il contenuto dettagliato viene preparato dai militari, finché abbia un significato comprensibile e sia applicabile anche al minimo livello organico. Non ci devono essere ambiguità.

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