Se l’inciucio Pdl-Pd facesse abbassare lo spread sui Btp?

L’intesa fra i due più grandi partiti dà stabilità al governo Per i mercati l’Italia non è più «contagiosa», ma affidabile

Se l’inciucio Pdl-Pd  facesse abbassare  lo spread sui Btp?
Lo spread dei Buoni del tesoro decennali, i Btp, con i Bund tede­schi è oramai il termometro della nostra finanza pubblica agli occhi internazionali. E ora, nonostante le notizie negative sulla Grecia, che ri­schia il fallimento e la fuoriuscita dall’euro, l’andamento di questo termometro non segna la febbre al­ta, come in passato in simili circo­stanze, ma segnala solo movimenti su un livello di sicurezza. Infatti, nel­la giornata di ieri, nel pieno del di­battito tra i partiti di Atene

sul piano di salvataggio del Paese, lo spread tra i Btp e i Bund ha oscillato tra i 353 punti alle ore 9, i 363 tra le 11 e le 14 e i 360 delle ore 17.

In passato, quando si sentiva parla­re della possibilità che uno Stato del­l’euro uscisse dalla moneta unica, per­ché incapace di rispettarne le regole, giuste o sbagliate che siano, lo spread sui nostri Btp ha toccato livelli da incu­bo, superando la soglia dei 400 punti e arrivando nell’area dei 500, che com­porta tassi di interesse superiori al 6%. Questi sono indice di una pessima re­putazione del nostro debito: non nel senso di ritenere che l’Italia non riesca a pagarlo, ma nel senso di reputare che, data l’onerosità dei sacrifici per ciò richiesti, la situazione politico-so­ciale non regga e l’Italia esca dall’euro.

In gergo finanziario, si chiama «conta­gio », in riferimento alla malattia di cui soffre la Grecia, che colpirebbe anche noi. Perché adesso, che la malattia elle­nica è al culmine, tanto che il vicepresi­dente della Commissione europea, Neelie Kroes, ha apertamente detto che «non muore nessuno se Atene esce dall’euro», il nostro spread non si è inerpicato oltre i 400 punti, per non parlare dei 500?

La risposta sta proprio nella frase della Kroes, che pure è stata considera­ta molto scorretta, e ha comportato la smentita immediata del presidente della Commissione, José Manuel Bar­roso, il quale ha dichiarato: «Noi vo­gliamo che la Grecia resti nell’euro». Ora, come si desume dalle parole della Kroes, non c’è il timore di un «conta­gio » riguardante l’Italia. E ciò dipen­de, in parte, da fattori monetari relativi alla Bce (la Banca centrale europea), su cui tra un attimo mi soffermerò. Ma in larga e determinante parte dipende da un fattore politico, che ha grossi ef­fetti economico- finanziari. Ossia il fat­to che, in Italia, sta funzionando l’ac­cordo tra Pdl e Pd per sorreggere il go­verno Monti, che ha attuato la mano­vra correttiva per l’aggiustamento dei conti pubblici (in modi spesso critica­bili, dal mio punto di vista) e ha fatto la riforma delle pensioni che Silvio Berlu­sco­ni non era riuscito a fare per l’oppo­sizione (illogica) della Lega Nord (che essendo espressione di zone industria­li oberate dalle imposte dovrebbe bat­tersi per la riduzione strutturale del­l’onere della spesa pubblica corren­te). Lo stesso governo Monti ora sta cer­cando di limare le rigidità dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.

Questo esecutivo, comunque, dà sta­bilità al Paese, grazie al sostegno delle forze politiche opposte. La Grecia non riesce a fare la riforma delle pensioni, la destra e la sinistra del Paese litigano sul da farsi e si rinfacciano a vicenda le proprie mancanze. L’Unione europea è al sommo dell’irritazione perché ­mentre le banche accettano un grosso sacrificio sul debito greco di cui sono detentrici e la Bce accetta di rinuncia­re al r­imborso al valore nominale dei ti­toli ellenici che ha comperato, e si con­tenta della restituzione del prezzo che ha pagato quando li ha acquistati (al 60% di tale valore)- il governo di Atene non riesce a fare la sua parte di aggiu­stamento, stimata in 4,5 miliardi (equi­valenti a 30 per noi).

L’Italia, invece, sta offrendo un’im­pressione tutta diversa. I due maggiori partiti di opposta tendenza hanno in­goiato, ciascuno, un po’ di rospi. Il sa­crificio fatto da Berlusconi, dimetten­dosi a favore del governo tecnico, ha costretto il Pd a non tirarsi indietro. È vero che ad aiutare la finanza pubblica italiana c’è stato l’intervento della Bce,che finanzia le banche con presti­ti triennali all’ 1%, così da consentire lo­ro di comprare titoli pubblici, compre­si i Btp decennali, con un buon margi­ne, che le tutela dal rischio.

Ma questa politica espansiva della Bce, che conti­nuerà irrorando di liquidità l’econo­mia europea, è resa possibile dal fatto che l’Italia ne fa buon uso. E ciò, a sua volta, dipende dal sostegno che viene dato, al governo guidato da Mario Monti,con un’intesa politica,transito­ria, ma efficace, da partiti che una vol­ta litigavano. Una lezione di cui far te­soro.

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