Da Seattle i Fleet Foxes a ritmo di folk-rock

Come cambiano i tempi. All’inizio degli anni Novanta, Seattle, nello stato di Washington, era la culla riconosciuta del «grunge», movimento musicale portato al successo dai Nirvana che, attraverso una resa al limite dell’onomatopeico di ribellione e disagio giovanile, ha saputo rianimare la fede nel rock di milioni di appassionati. A fare da cassa di risonanza una piccola casa discografica locale, la Sub Pop. Oggi sempre Seattle e la stessa etichetta ritornano di moda con ben altro sound. Quello della rivelazione Fleet Foxes, il quintetto protagonista di un singolare «folk rock barocco» (come da definizione dei diretti interessati), commistione molto spontanea e disinvolta tra patrimonio folk britannico e l’antologia della migliore canzone popolare americana, stasera (ore 21.30) in concerto ai Magazzini Generali di via Pietrasanta 14. Siamo di fronte all’ennesima ibridazione della musica popolare del terzo millennio. Già, perché i Fleet Foxes si dimostrano maestri nell’evocare (sebbene con spirito contemporaneo) Crosby, Stills & Nash, Beach Boys e Fairport Convention, grazie a suo suggestivo mix di armonie vocali spesso spettrali e ballate dalle melodie cangianti.

«La musica che accende la visione di questi ragazzi non è qualcosa di vissuto, di partecipato, un ideale o una bandiera, ma qualcosa di trovato: un bel libro in una biblioteca o un quadro dimenticato su qualche scaffale», ha scritto il mensile rock britannico Mojo. Guarda caso, proprio un quadro è stato utilizzato per la copertina del loro album (omonimo) d’esordio.

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