Tre partite, tre gol, sette punti: non ci può essere altro sberleffo ai propinatori di panna montata. Questa è tutta sostanza. La Juve ha ritrovato lantica scuola (cinismo e solidità) e il Dna delle sue storie vincenti. Contano i fatti, molto meno fantasie, sogni e chiacchiere. Squadra che non conosce il valore estetico delle partite, ma per ora ha dimostrato di non perderne mai il filo. Anche se, con la Fiorentina, si è lasciata andare allingenuità finale. Il rebus sta tutto qui? Quanto durerà questa Juve che ha un valore di squadra, che sa esserlo meglio e più delle altre, Inter compresa? Sta dando il massimo, ha già messo in tavola tutte le carte o sta navigando a ritmo di crociera? Se servirà, potrà sostenere il peso degli infortuni, aumentare giocate, intensità, concentrazione, assetto difensivo, forza del centrocampo, pericolosità offensiva? Se la risposta è si, allora non cè dubbio: questa Juve tira dritto e magari vince lo scudetto. Se ci saranno mezze risposte, sarà unannata sofferta, talvolta affannata o incerta, e la sfida con lInter sarà un esaltante spalla a spalla.
Certo, Juve che non scenderà alle prime fermate. Il cammino intrapreso dalla serie B si sta dimostrando lento, costante, graduale ma con poche incertezze. È ancora la Juve dei grandi vecchi. Camoranesi, Buffon (contrattura, tornerà dopo la partita di Champions in Bielorussia), Nedved, Del Piero, in attesa di Trezeguet che oggi sarà operato, offrono la garanzia di una squadra Doc. Vedi Camoranesi entrare e uscire dallinfermeria e e capisci che la sua assenza conta quasi quanto quella di Ibra per lInter. Vedi rifiorire Nedved e sai che, se il fisico terrà, sarà insostituibile. In alternativa vedi Giovinco, giovinetto e bassotto, e capisci perchè non lo fanno giocare. Ragion di stato juventino: finchè non firmerà il contratto alle condizioni della società, starà a guardare. Ma pure ragion di fisico: nel calcio di vertice servono più peso e centimetri.
E, infatti, la Juve ha copiato qualcosa anche allInter: i gigantoni del centrocampo, quel duo di uomini tosti e forti, difficili da oltrepassare (Sissoko e Poulsen, ma anche Zanetti se ci fosse) ricordano i bronzi interisti di un paio di anni fa: centrocampo basato su fisiconi e fisicità, difficile oltrepassare certe barriere umane. La forza di ogni squadra parte dalla metà campo e la gente di Ranieri si è messa in linea per garantirsi tranquillità, dominio e sicurezza soprattutto nelle partite del campionato. La Champions racconta unaltra storia e potrebbe essere il veleno nei muscoli, nella testa, nella stagione bianconera. Dimenticare lEuropa per puntare dritto allItalia, potrebbe essere la ricetta di successo.
Salta allocchio lidea di squadra ancora da lavori in corso. Rispetto allInter, una rosa di minor qualità e con minor livellamento fra prime e seconde linee. I dubbi sono ancora in difesa, soprattutto sulle fasce laterali: alcuni uomini sono improponibili per chi voglia galleggiare fra i primi in classifica.
Tutti dicono: speranze e sogni stanno nellattacco. Possibile. Trezeguet è una garanzia. Del Piero ha le sue giocatine dautore. Iaquinta è un instancabile mulo e Amauri una forza della natura. Ma finora la Juve ha vinto per la solidità della difesa: segnato un gol in ogni partita di campionato e preso uno solo. In Champions realizzata una rete allo Zenit. Tutto col contagocce.
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