Un sequel sentimentale nel nome dell’Hidalgo

Tra le figure singolari che popolano il Don Chisciotte di Cervantes, Cardenio è certamente la più misteriosa e affascinante. Non a caso la sua comparsa avviene nella Sierra Morena, luogo favorevole all’avventura, dove il nobile Hidalgo e Sancio costeggiano il greto di un fiume lungo il quale trovano la carogna di una mula ancor sellata e con le briglie. D’improvviso si ode il fischio di un capraio; l’uomo informa i viandanti che l’animale e gli altri oggetti sono stati abbandonati da un giovane che ha scelto di fuggire dal mondo per rifugiarsi in questa montagna aspra e impervia; giovane, lacero ma di bellissimo aspetto, si è ridotto così per espiare una penitenza. L’incontro con Don Chisciotte avviene poco dopo; ascoltiamo il racconto. «Il mio nome - dice - è Cardenio, la mia città, una delle più illustri dell’Andalusia; il mio casato è nobile; i miei genitori, ricchi». Il motivo della sua grande sventura è la storia d’amore con la bellissima Lucinda, di cui Cardenio si innamora follemente. Il seguito delle narrazione presenta una serie di episodi che si accavallano e si intrecciano, ma alla fine trionfa l’inganno dell’amico Don Fernando che finisce per sposare Lucinda.
La trama dell’episodio è chiaramente tratta dal romanzo sentimentale che celebra storie di amori infelici attraverso stereotipi contenutistici e linguistici, già presenti a partire dal capitolo XXIII del libro, dove ha inizio l’avventura che continua nei capitoli successivi. Nel ricordo doloroso di Cardenio rinveniamo alcuni esempi del linguaggio aulico amoroso del giovane spasimante e ascoltiamo gli omaggi d’amore che ha tributato all’amata Lucinda, appassionata di libri di cavalleria, fra cui non poteva certo mancare il più famoso, l’Amadigi di Gaula: «Cielo, quanti biglietti le scrissi! E quante dolci e oneste risposte ne ebbi! Quante canzoni composi, quanti versi d’amore». Ma ecco intervenire Don Chisciotte che, udito il nome dell’Amadigi di Gaula, lo interrompe per elogiare la bontà della lettura del romanzo cavalleresco. La storia insomma procede a singhiozzo, alternando il racconto di Cardenio con una serie di digressioni e interventi esterni. È la tecnica polifonica cui ricorre Cervantes per descrivere i fatti attraverso vari punti di vista, dando la possibilità a ogni personaggio, ma soprattutto a ogni lettore, anche quello moderno, di partecipare direttamente.
Va da sé che la storia di Cardenio, tanto commovente ed esemplare, che racchiude tutti i caratteri codificati dalla «novela sentimental», possa aver trovato degli imitatori in Europa data la diffusione della cultura spagnola dell’epoca. Sappiamo che la prima parte del Don Chisciotte, nella quale appare la figura di Cardenio, esce nel 1605 e vede subito varie traduzioni, tra cui una in Inghilterra nel 1612, ma è anche possibile che ne esistesse una precedente, manoscritta, e che questa sia giunta a Shakespeare.

Comunque nel 1613 il racconto cervantino ispira un’opera teatrale di John Fletcher e forse anche del grande drammaturgo inglese, il cui testo è stato ora certificato come autentico (col titolo di Double Falsehood). La Storia di Cardenio è stata rappresentata l’anno scorso a Madrid. Di certo Don Chisciotte avrebbe detto che il racconto è stato riportato in Spagna dagli erranti cavalieri inglesi.

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