Depp contro Heard, il documentario di Netflix che sancisce la morte del Me too

Tre episodi per raccontare tutto (ma proprio tutto) quello che è successo dentro le aule di tribunale durante il processo più mediatico di sempre. Buona la messa in scena, un po' meno le intenzioni

Depp contro Heard, il documentario di Netflix che sancisce la morte del Me too

È stato uno dei processi mediatici più chiacchierati degli ultimi anni e che, senza volerlo, ha ridefinito non solo il concetto stesso di cronaca giudiziaria ma ha sovrascritto la linea che c’è tra il (sano e puro) gossip e la brutalità di una storia vera. Un processo, quello di Depp contro Heard, che non è stato solo un processo ai danni dell’uno o dell’atro imputato, come non è stato un "semplice" processo di diffamazione e accuse (reciproche) di violenze domestiche: è stata una tra le pagine più brutte della storia giudiziaria del folle periodo che stiamo vivendo, in cui non c’è spazio né per la vittima e né per il carnefice. Di così grande risonanza che il colosso di Netflix ha deciso di raccontare quanto accaduto in un documentario – tre episodi di un’ora ciascuno – e di mostrare al pubblico quello che è successo a Depp negli Stati Uniti, scendendo nei meandri di un procedimento che ha, di fatto, sancito la fine del Metoo e di tutto ciò che ne consegue.

Depp contro Heard è balzato subito in cima alle classifiche di Netflix, restando ben saldo alla numero uno della top ten, nonostante dietro di lui ci sono altre serie tv di tutto rispetto (come Painkiller, ad esempio), eppure il documentario sul processo del secolo non smette di attirare flotte di spettatori, curiosi di immergersi in una relazione tossica che ha finito per distruggere la credibilità della Heard (che oggi fatica a riconquistare) e che ha permesso al buon Depp di risorgere dalle sue stesse ceneri. Due pesi e due misure per una vicenda che non ha né un vincitore e né un vinto. Netflix, ovviamente, in piena crisi economica, festeggia questo suo ennesimo successo di pubblico ma è lecito tornare a parlare di un fatto di cronaca così recente e di così tale risonanza? A quanto pare anche il confine tra sfera privata e sfera pubblica, oramai, non esiste più.

Johnny Depp, il "picchiatore di moglie"

Un’accusa che Deep non mai riuscito a scrollarsi di dosso. Nonostante abbia professato più volte la sua innocenza, nel 2020 ha perso la causa per diffamazione nel Regno Unito contro The Sun, che lo aveva definito per l’appunto un "picchiatore di moglie". In quel caso, un giudice ha concluso che gran parte degli abusi domestici denunciati dalla Heard si erano effettivamente verificati. Ma, come ben sappiamo, la sconfitta non ha fermato di certo la macchina processuale. Il documentario, infatti, pur accennando a quello che è successo in Inghilterra, apre una lunga parentesi su quello che è accaduto negli Stati Uniti. L’attore ha trascinato lui stesso l’ex moglie sul banco degli imputati, accusando la Heard di diffamazione. E tra testimonianze eccellenti, 23 giorni di udienze ferrate e ben 3 ore di camera di consiglio, la giuria si è pronunciata a favore di tutte e tre le accuse di Depp contro Heard, sottoscrivendo la tesi per cui lei lo ha accusato falsamente e volontariamente di abusi domestici, con l'intenzione di danneggiare la sua reputazione. "Nel caso degli Stati Uniti, il team di Depp ha effettivamente messo in discussione la credibilità di Heard – ha rivelato in un’intervista uno degli avvocati -. Questo è importante perché abbiamo dovuto convincere la giuria che le dichiarazioni di Heard del 2018 erano consapevolmente false o erano state fatte con sconsiderato disprezzo per la verità". La vittoria ha segnato un punto a favore per Deep che pare sia rinato dopo anni di accuse, per la Heard invece la sconfitta ha rappresentato qualcosa di ben peggiore.

Il caso che ha diviso l’opinione pubblica

E, parlando più nel dettaglio, il documentario di Netflix, sotto l’aspetto legale e delle implicazioni sulla vita privata e lavorativa dei due soggetti in causa, è brutale sotto tutti i punti di vista. Depp contro Heard non solo racconta ciò che è avvenuto nelle aule di tribunale ma amplia il suo spettro di indagine su tutto quello che ha poi interessato la stampa e l’opinione pubblica. E, di fatti, nella realtà le cose non sono andate poi così tanto diversamente rispetto a quello che è stato "inscenato" nel documentario. Ha avuto una tale rilevanza, non solo perché alla sbarra è finito uno degli attori di grido del nostro tempo, quello che è sempre stato considerato il bad boy del cinema, ma più che altro perché si è trattato del più grande processo ai tempi del Metoo e del politicamente corretto che ha interessato lo star system e persino l’opinione pubblica. In un gioco al massacro dove vince solo il più forte, il documentario non fa altro che stigmatizzare una pagina importante dei tempi che corrono, dove accusa e difesa si confondono. Ma qual è la verità e qual è la bugia? La sentenza parla chiaro, ma, da quel che sembra, sia la Heard che Deep lasciano dietro di sé molti punti oscuri sui fatti che li hanno resi protagonisti.

Un documentario di cui non si sentiva la necessità

Netflix non ha fatto altro che cavalcare l’onda di un successo facile, estemporaneo, che tra qualche tempo sarà solo un pallido ricordo. Un po' come è successo con la miniserie (agghiacciante) su Wanna Marchi, oppure con il lunghissimo film sulla vita dissipata di Pamela Anderson, Deep contro Heard ricorda una pagina troppo recente della nostra cultura “popolare”, mettendo in scena fatti e misfatti che sono aderenti alla realtà ma che, alla fine dei giochi, non aggiungono o tolgono proprio niente in merito a quello che è avvenuto. Se si sentiva la necessità di un documentario sul caso mediatico che ha infiammato i social? Assolutamente no, anche perché, nel modo in cui è stato concepito, non patteggia né per l’uno e né tanto meno per l’altro, fa intuire solamente quanto la giustizia non è mai qualcosa di chiaro e definito ma un gioco al rialzo tra accusa e difesa.

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La fragilità del "nuovo" femminismo

C’è un pregio, però, che si deve sottolineare. Ciò che è avvenuto alle due stelle del cinema è figlio del nostro tempo. Prima dei due processi, prima delle accuse e prima delle violenze che sono diventate puro gossip, quello che è accaduto a Depp e alla Heard è un vero e proprio colpo basso per le "neo" femministe che sono nate sulla scia del Metoo.

La sconfitta della Heard fa capire che lì dove c’è violenza, l’accusato deve pagare per ciò che ha fatto, ma se la violenza diventa diffamazione e visibilità, allora il concetto stesso di “potere alle donne” si accartoccia su stesso, facendo capire quanto siano labili i nuovi confini tra gossip e verità. Facendo anche capire quanto sia morboso l’interesse del pubblico per la vita privata delle star.

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