Amori e scandali: Pamela Anderson si racconta in un (lunghissimo) doc

L'ex diva di Baywatch si rivela a cuore aperto su Netflix in un film sulla sua vita in cui non lesina nel raccontare i retroscena sul "mitico" sextape

Amori e scandali: Pamela Anderson si racconta in un (lunghissimo) doc

Era il febbraio del 2022 quando si sono riaccesi i riflettori su una tra le vicende che più hanno scosso le cronache rosa (e non) di inizio anni ’90. Il sextape che ha travolto la vita e la scena di Pamela Anderson è stato raccontato, con piglio deciso e fuori controllo, in una miniserie disponibile oggi su Disney+. A raccontare i retroscena di quella storia così barbaramente mediatica ci hanno pensato Lily James e Sebastian Stan. I fatti realmente accaduti diventano una fonte d’ispirazione per una fiction di buona fattura, nata solo per celebrare l’icona diva sexy della tv e delle riviste per adulti. Un progetto in cui la stessa Anderson non è stata né coinvolta né tantomeno è stata chiamata in causa, per cercare di essere quanto meno fedeli alla realtà dei fatti. Un anno dopo è lei stessa che prende la parola e decide che è arrivato il momento di racconta come stanno veramente le cose. E affida i suoi ricordi, assai tristi, in un documentario disponibile su Netflix.

Con il titolo di Pamela, a love story, la diva di Baywatch si mostra senza trucco, lustrini e paillettes, e nella sua villa in una località sperduta del Canada, ripercorre gli alti e bassi della carriera. Dagli esordi fino a oggi, senza lesinare in dettagli scabrosi e in immagini di repertorio. L’attrice, che appare ancora al top della sua forma fisica, anche all’età di 57 anni, afferma che è arrivato il momento di raccontare il suo punto di vista sulla vicenda. E di per sé, anche se traspare un’immagine troppo autocelebrativa dell’ex bagnina più sexy della tv, fa quasi tenerezza il ritratto che Pamela Anderson affida al pubblico. C’è una voglia di riscatto ma tutto questo può bastare per "cancellare" il suo passato?

Prima del successo c’era solo Pamela

È senza trucco, i capelli biondi scendono scomposti lungo le spalle. Ha indosso abiti comodi che nascondono le sue forme giunoniche. Così si presenta Pamela Anderson nella prima inquadratura del suo documentario. È a casa sua, in una villa nell’entroterra canadese. È tornata nei luoghi in cui è cresciuta come se fosse in cerca di un po' di pace e serenità. Seduta comodamente su un divano, comincia il suo racconto. Non lesina nei dettagli nel rivelare sua infanzia difficile, vissuta con un padre violento e grande bevitore. Come non dimentica di raccontare gli abusi subiti all’età di 14 anni che hanno lasciato, per sempre, un’impronta dentro di lei. Come non dimentica il suo arrivo tra le pagine di Playboy e l’ascesa verso il successo. Il documentario è strutturato a capitoli e, ognuno di questi, si sofferma in un periodo molto importante della sua carriera. Si apre una lunga parentesi sulla sua permanenza in Baywatch, e anche su gli amori, i matrimoni falliti e quel "maledetto" sextape. Pamela è sì un racconto a cuore aperto di una donna che è ancora sulla cresta dell’onda, ma è anche la cronistoria di una diva che è stata fagocitata dalla fama e dalla sua stessa bellezza.

Un documentario audace ma troppo autocelebrativo

Quasi due ore di girato per cercare di comprimere al meglio tutte le tappe salienti della vita di Pamela Anderson che, come lei stessa ha rivelato, è stata vissuto al massimo. Un film che, seppur è curato nei dettagli con scene che ricostruiscono i giornali dell’epoca e le apparizioni più celebri in tv della Anderson, è troppo lungo e prolisso per poter essere apprezzato fino in fondo. Si osa con immagini forti, si osa nel linguaggio e convince per quello sguardo disamorato al mondo dello showbiz del secolo scorso, ma il documentario non colpisce veramente nel segno. È flebile il ritratto della Anderson. Si vuole spogliare a tutti i costi l’immagine da diva carnale e fuori dagli schemi per far comprendere che, dietro (e sotto) le curve, c’è molto altro. Il che, può essere un buon punto di partenza ma, nonostante ciò, la stessa Pamela non cerca di ovviare e di dare una spiegazione agli errori commessi. Li mette in pubblica pizza, rivelando che non ha potuto fare altro che subire e sottostare a ciò che il pubblico voleva da lei: ovvero la donna ingenua ma sexy.

E poi arriva il video hard

Nella nostra cultura popolare moderna c’è un prima e un dopo il sextape di Pamela. Come è stato già ricostruito nella serie tv dedicata alla Anderson, la scoperta del furto di video privati è arrivata nel momento in cui l’attrice e il suo compagno dell’epoca hanno ricevuto una proposta di acquisizione dal dio di Penthouse. Da lì in poi è scoppiata la bolla e il video è diventato di dominio pubblico. Quel video hard che, successivamente, è stato diffuso in rete illegalmente, ha rappresentato un punto di rottura con il passato. Non solo l’industria del porno ha trovato il modo di sopravvivere in un momento di grande cambiamento con l’avvento di internet, ma l’evento ha scosso nel profondo la vita di una coppia che è stata costretta a difendersi per guadagnare il diritto alla privacy. All’aspra battaglia in tribunale, la vita della Anderson è andata a rotoli. Forse per sempre. Rimasta ingabbiata in un ruolo che non desiderava, da lì in poi non è più riuscita a scrollarsi da dotto l’onta dello scandalo. Infatti, dopo Baywatch, la sua carriera di attrice ha avuto una battuta d’arresto.

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La donna che voleva solo essere amata

Nella sua vita è stata benefattrice, spendendosi anche a favore per le cause animaliste. È stata sposata 4 volte ed è anche una madre. È nella parte finale del documentario che si intravede la vera Pamela. Oltre l’icona, oltre gli scandali, si nota come la Anderson non è una persona che rincorre il becero successo. Lei ha creduto fino in fondo nelle sue qualità e quel successo così insperato non aveva mai sognato di raggiungerlo. Si legge molto chiaramente che era in cerca solo un po' di amore, di essere vista come una donna come le altre e non come l’attrice che faceva battere il cuore agli uomini. Una spiegazione fin troppo sciocca, ma calzante con gli obbiettivi finali del documentario.

Un lungo film che merita di essere visto?

Nonostante la sua lunghezza, la vita "romanzata" di Pamela Anderson è un bel espediente commerciale che arriva proprio al momento giusto.

Piace, più che altro, perché l’attrice racconta con il cuore il lato oscuro del mondo dello spettacolo, e convince perché si ricorda un mondo e una società a noi vicina ma che appare così lontana. Sullo schermo, infatti, implodono gli anni ’90, la musica pop e la bolla di internet.

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