"Un settore da 40 miliardi merita un grande rispetto"

INTERVISTA Vincenzo Zottola, presidente Ccia Latina: «La formula multidisciplinare dello Yacht Med Festival e il patto del mare tra Lazio e Campania sono vincenti»

"Un settore da 40 miliardi merita un grande rispetto"

Ha inventato lo Yacht Med Fe­­stival, la rassegna multidisciplina­re di Gaeta che coinvolge un nu­mero sempre crescente di opera­tori dei settori legati all’Economia del Mare: nautica in primis, ma an­che turismo, portualità, pesca, ar­tigianato, agricoltura e produzio­ni tipiche, trasporti, formazione, servizi, logistica, ambiente e cultu­ra. Si tratta di un vero e proprio la­boratorio dell’Economia del Ma­re che unisce imprese, territori, istituzioni in un unico progetto. Obiettivo: la leadership nel Medi­terraneo. Ma a Francesco Zottola, presidente della Ccia di Latina e vi­cepresidente Unioncamere La­zio, evidentemente non basta. Ed ecco pronta la «Regio Prima Lati­um et Campania», un patto di fer­ro tra le due regioni siglato dalle «cinque sorelle», vale a dire le Ca­mere di Commercio di Caserta, La­tina, Napoli, Roma e Salerno. Tra i promotori anche la Cciaa di Viter­bo­che recentemente ha ufficializ­zato la sua adesione formale.
Presidente, lei sottolinea spes­so, e con orgoglio, la «diversi­tà » della rassegna di Gaeta.
«Yacht Med Festival non è la classi­ca fiera nautica che rappresenta cantieristica e subfornitura. Al contrario si tratta di una fiera inno­vativa­che abbraccia tutta la cosid­detta Economia del Mare. Perché quando si parla del mare le econo­mie sono collegate e correlate. E quindi la crisi di un settore pregiu­dica lo sviluppo di un altro. Se im­maginiamo i problemi della no­stra portualità turistica rispetto ai nostri concorrenti, si spiegano le problematiche che hanno le no­stre imbarcazioni ma soprattutto visitatori e turisti. Se avessimo avu­to una portualità d’eccellenza, avremmo retto meglio alla crisi della cantieristica. Immaginiamo il traffico dei grandi yacht nel Me­diterraneo. Bene, noi possiamo dare poche risposte in alcuni por­ti perché molti di essi non sono adeguati all’esigenza di un char­ter internazionale o di una nauti­ca da diporto per grandi yacht».
Con «Ymf» avete inventato il marketing territoriale...
«Certo. Con un preciso messag­gio: nel Mediterraneo possiamo e dobbiamo fare molto di più. La ras­segna è giunta alla quinta edizio­ne (21-29 aprile prossimo, ndr ).
Con la peculiarità che tutto si svol­ge all’interno del centro storico, quindi una location d’eccezione con una serie di banchine prospi­cienti. Oltre alle barche in acqua, quindi,c’è la possibilità di vivere il territorio e tutto quanto è collega­to all’Economia del Mare. Ma ve­do con piacere che facciamo già tendenza se è vero che negli ulti­m­i due anni altre importanti rasse­gne ci stanno emulando.
Noi pos­s­iamo vantare risultati ragguarde­voli, con oltre 100mila presenze nella scorsa edizione, 1000 impre­se, otto aree espositive, convegni e dibattiti sui temi legati al mare».
Perfetto. Però i cantieri dicono che le rassegne nautiche sono troppe e costano tanto...
«La nostra fiera è particolare, na­sce con il supporto del sistema ca­merale. Si tratta di due sistemi ca­merali Lazio-Campania che vo­gliono avviare un discorso comu­ne sull’internazionalizzazione. Questo è un sistema integrato in­terregionale, con aspirazioni in­ternazionali, tra Big Blu, Yach Med Festival, Navigare e Nautic Sud. Sono d’accordo con gli im­prenditori. È difficile reggere rit­mi e costi di troppe fiere. Però cre­do molto nella selezione natura­le. Noi vogliamo fare “cultura del mare”, allargare la platea dell’ap­passionato »
Perchè non si sfrutta appieno la grande «risorsa mare»?

«Credo ci sia innanzitutto un pes­simo approccio culturale verso questo settore. In pochi si rendo­no conto che il nostro cluster ma­rittimo vale 40 miliardi di euro. In­nanzitutto occorre un grande sfor­zo interregionale,e poi un grande coordinamento nazionale. Stia­mo rischiando molto anche sul traffico passeggeri (leggi Venezia, Napoli, Civitavecchia, ndr ). Lo Stato dovrebbe essere più attento all’Economia del Mare-contribui­sce per il 2,7% al Pil - che ha enor­mi possibilità di sviluppo».
Ma la stangata non aiuta...
«Ha il sapore di un messaggio poli­tico, non certo una risposta alla so­luzione del problema.

Forse si po­teva fare qualche sforzo in più sui capitali in un momento così dram­ma­tico per la cantieristica e la nau­tica in generale. Il settore andava incentivato, non tassato. Così ri­schiamo di distruggerlo».

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