L'acqua è passata sotto i ponti, ma non è sempre la stessa acqua. Cambia a seconda di dove abiti e, come ben sanno i cittadini, costa in maniera differente ma anche indipendente dalla qualità del servizio idrico offerto.
A quattro mesi dal referendum che ha sancito come l'acqua debba rimanere bene comune, non gestibile prevalentemente da privati, il settore idrico nazionale è in piena crisi. Come paralizzato. Serviranno 65 miliardi di euro per rimetterlo a punto - tra gli adeguamenti strutturali e il passaggio a nuovi enti gestionali -, ma soprattutto si è fatta indifferibile la nascita di un'Agenzia nazionale che regoli un settore dove le differenze, tra regione e regione, restano enormi.
È il grido d'allarme lanciato dal presidente dell'Anea (Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito), Luciano Baggiani, alla vigilia della presentazione del «libro blu» (Blue Book), la «fotografia» del settore idrico realizzata in collaborazione con Utilitatis (giunta alla settima edizione), che avverrà mercoledì a Roma, nella Sala Conferenze di Palazzo Marini.
«E un'Italia dei servizi idrici che viaggia a differenti velocità, quella fotografata dal Blue Book - spiega il presidente Baggiani -. Il primo, vero, problema, è la disomogeneità territoriale nei servizi offerti ai cittadini. Manca una struttura nazionale che vigili sulle gestioni e garantisca in tutto il paese l'aumento degli investimenti, una forte efficienza e un'adeguata qualità».
La situazione è «imbarazzante», lamenta Baggiani, perché ci sono aree che soffrono di una «arretratezza infrastrutturale non concepibile per un Paese come l'Italia, e in alcune zone il servizio è ancora gestito in economia». In altre, invece, mancano le Carte dei servizi a tutela dei diritti degli utenti e Piani d'Ambito mai neppure approvati. Per questo, insiste l'Anea, un intervento nazionale per armonizzare prestazioni e standard si è fatto urgentissimo.
Il quadro ci racconta anche di sostanziali differenze a livello tariffario ma, secondo il presidente Baggiani, «non può e non deve destare preoccupazioni» . Ciò che preoccuperà magari i cittadini è che «a parità di costi di gestione, le tariffe sono comunque destinate a crescere, per sostenere i 65 miliardi di investimenti previsti, di cui solo il 9 per cento finanziato da contributi pubblici». Oggi, invece, le tariffe sono elevate dove le condizioni strutturali lo impongono e dove l'affidamento è avvenuto tempo prima rispetto al resto del Paese e gli investimenti effettuati sono maggiori.
«La mia vera preoccupazione - dice Baggiani - è l'attuale paralisi istituzionale: è prevista un'Agenzia nazionale che potrebbe imprimere quello stimolo necessario, ma ancora non abbiamo le nomine ministeriali; ci sono stati i referendum del 12-13 giugno, la popolazione si è espressa con chiarezza, ma ancora non si è provveduto all'adeguamento del metodo tariffario. Come afferma il Blue Book, emerge con chiarezza la necessità di una regolazione pubblica indipendente e credibile. Se non si sciolgono questi nodi, e in fretta, c'è da aspettarsi un forte rallentamento, se non la paralisi totale, degli investimenti».
Il Blue Book che verrà presentato mercoledì propone un accurato esame delle variabili quantitative che descrivono i principali aspetti tecnici ed economici del Servizio Idrico Integrato. I dati riguardano la pianificazione di 83 Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), in cui si distingue un importante sottogruppo rappresentato da 28 prime revisioni triennali e 9 seconde revisioni.
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