«Prodi aiutaci tu». Hamas non dimentica e spera, anche stavolta, nella mano tesa del nostro governo. Mentre il premier israeliano Ehud Olmert ribadisce il no a qualsiasi negoziato e a qualsiasi ipotesi di tregua con l'organizzazione integralista l'ex primo ministro fondamentalista Ismail Haniyeh si rivolge al nostro presidente del Consiglio chiedendo un gesto di disponibilità simile a quello della scorsa estate quando Prodi fece capire di non escludere un dialogo con Hamas.
«Abbiamo bisogno degli aiuti del governo italiano e di quello del primo ministro Romano Prodi - ha detto ieri Haniyeh - per aiutare i palestinesi a recuperare i loro diritti, gli europei in generale e gli italiani devono esercitare pressione sugli israeliani».
Ma in questo momento il governo israeliano non sembra disposto a concessioni. Olmert dopo le aperture di Annapolis e dopo i nuovi lanci di missili Kassam ha bisogno di mostrarsi risoluto per non regalare consensi all'opposizione di destra. Dunque mette a tacere i ministri che ipotizzano una tregua con Hamas e rilancia i progetti per l'espansione di quella Grande Gerusalemme avviata quando lo stesso Olmert era sindaco della Città santa. La ripresa dei finanziamenti governativi per la costruzione di nuovi insediamenti nell'area di Gerusalemme rischia però di bloccare i negoziati con il presidente palestinese Abu Mazen e con il governo del premier Fayad Salam.
I progetti del governo sono stati denunciati dall'organizzazione pacifista israeliana Peace Now (Pace adesso) dopo l'individuazione nella Finanziaria - in approvazione alla Knesset - di nuovi stanziamenti destinati agli insediamenti intorno a Gerusalemme. «Abbiamo scoperto - spiega Yariv Oppenheimer responsabile di Peace Now - che la Finanziaria 2008 stanzia 48 milioni di shekel (circa 8milioni di euro, ndr) per la costruzione di 250 alloggi nella colonia di Maale Adumim e altri 50 milioni per la costruzione di 500 alloggi a Har Homa».
Rafi Eytan, capo del ministero per i Pensionati, ha confermato che Israele non ha mai promesso il congelamento degli insediamenti all'interno della municipalità di Gerusalemme e intende quindi completarne il progetto. «Secondo il presidente palestinese Abu Mazen e i responsabili della delegazione dell'Autorità nazionale palestinese, protagonista dei nuovi colloqui con il governo israeliano, la ripresa delle costruzioni intorno a Gerusalemme rischia di bloccare le trattative avviate dopo Annapolis.
«Non comprendiamo il perché di queste attività proprio mentre cerchiamo raggiungere un accordo sullo status finale», ha detto ieri il presidente palestinese. Abu Ala, capo della delegazione negoziale palestinese, ha annunciato che il problema verrà affrontato quest'oggi alla ripresa dei colloqui con la controparte israeliana. Yasser Abed Rabbo, un altro negoziatore, chiederà al ministro israeliano degli Esteri, la signora Tzipi Livni, «il totale congelamento delle attività di insediamento sulle terre palestinese, in Cisgiordania e a Gerusalemme».
Olmert ha intanto confermato il no del suo esecutivo a qualsiasi ipotesi di negoziato o tregua con i fondamentalisti di Hamas. «Lo Stato d'Israele non ha alcun interesse a negoziare con entità che non riconoscono le richieste del Quartetto», ha spiegato il premier ricordando i tre punti fissati da Stati Uniti, Unione europea, Onu e Russia: rinuncia alla violenza, riconoscimento d'Israele e dei precedenti accordi firmati dall'Autorità palestinese. «Chiunque accetti i punti del Quartetto è, in principio, un partner per i negoziati. Chi non vuole adeguarsi non può, con nostro rincrescimento, essere un partner di dialogo per noi. Questa politica non cambierà», ha ribadito Olmert.
Proprio ieri il gabinetto di sicurezza ha sbloccato i fondi per l'entrata in funzione del sistema Cupola di ferro destinato ad intercettare e distruggere i missili Kassam che bersagliano le cittadine e i kibbutz israeliani intorno alla Striscia di Gaza. Il complesso sistema anti-missile costerà circa 135 milioni di euro e sarà operativo entro due anni e mezzo.
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