Sfida fra milionari: Prada batte Pinault

da Venezia

Pinault batte Prada 2-1? A giudicare dai metri quadri sì, ma se consideriamo il fascino del palazzo in Ca’ Corner de la Regina, appena allestito da Rem Koohlas, il risultato della partita cambia. Per l’evento di punta dell’extra Biennale, i coniugi Bertelli hanno tirato fuori i gioielli di famiglia privilegiando, insieme ai massi di Kapoor, al primo Damien Hirst e a Jeff Koons, il meglio dell’arte italiana che vien fuori alla grande. Dai Fontana ai Burri, da Manzoni a Castellani è davvero una bella rivincita per chi considera minore la nostra pittura novecentesca. Tutto ciò mentre a poche fermate di vaporetto Palazzo Grassi si riempie di multiculturalismo chic e costosissimo con quegli autori che oggi vanno per la maggiore confermando l’espansione del mercato dell’arte verso l’Estremo Oriente, i Paesi arabi e l’Est europeo.
Questa sfida muscolare italo-francese si combatte a colpi di euro e qui la crisi sembra non essere mai arrivata, anzi a giudicare dalla quantità di gente disposta a fare carte false per comparire nelle liste che eleganti buttafuori a stento riescono a controllare, il buon vecchio Marx oggi scriverebbe che l’arte è l’oppio dei popoli e che tutto questo lusso sfrenato crea consenso, spirito d’emulazione e non distanza.
Dopo quasi una settimana di inaugurazioni, cominciata con la personale di Anselm Kiefer ai Magazzini del Sale, spazio della Fondazione Vedova che aprì nel 2009 con l’intervento della nostra più famosa archistar (Renzo Piano), si fanno i bagagli e si torna a casa proprio mentre frotte di carneadi del pennello si disperdono nelle calli dopo gli irripetibili momenti di gloria regalati dal Padiglione Italia. Ne incontro diversi in giro, e sono in molti a lagnarsi per l’eccessivo affollamento e la poca selezione. Quando faccio notare loro che se fosse stato applicato un criterio rigoroso sarebbero stati i primi a rimanere a casa, smettono le frasi di circostanza e cambiano discorso. Persino la giovanissima Clarissa Campironi, pittrice di bambini cinesi ciccioni, forse non la migliore ma certamente la più bella, in Laguna grazie alla segnalazione dell’imprenditore Arturo Artom, ha qualcosa da obiettare: non conoscendone il lavoro trovo su Internet più gossip che mostre, più foto posate che quadri.


La battuta più bella, come al solito, è di Roberto D’Agostino. «Sgarbi ha fatto un capolavoro, un perfetto ritratto dell’Italia di raccomandati, puttane, democristiani, parenti di, e sono tutti incazzati con lui perché è come se si guardassero allo specchio».

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