Sfila l’orgoglio omosessuale dopo i petardi al Gay Village

C’erano gli striscioni, le bandiere, le trombette, i carri, la musica ad alto volume e i travestimenti più eclatanti. Ma mancava quella spensieratezza e quell’allegria che caratterizzano da sempre il Gay Pride.
La parata dell’orgoglio omosessuale, che ieri pomeriggio si è aperta con un bacio collettivo tra i manifestanti riuniti a piazzale dei Partigiani e la celebrazione di un matrimonio simbolico, è stata in parte «macchiata» dalle intimidazioni della vigilia.
Venerdì notte, infatti, qualcuno ha lanciato due petardi e due bengala sull’affollatissimo palco della discoteca del Gay Village, all’Eur, ferendo lievemente due persone. Sul posto sono giunti gli uomini della Digos, chiamati dagli organizzatori della manifestazione, che hanno ascoltato i giovani presenti per cercare di ricostruire l’esatta dinamica della vicenda. «Non ci sono stati danni gravi alle persone - ha spiegato Anna Chiara Marignoli, responsabile della direzione artistica - e questa è la cosa che ci interessa di più. Ma è sconcertante che qualcuno voglia rovinare la festa a tutti quegli ospiti che, serenamente, affollano tutte le sere il Gay Village, luogo pacifico di aggregazione e intrattenimento culturale e danzante che tale deve restare, nell’interesse di tutti».
Sempre venerdì notte il Comitato per la famiglia ha preso di mira i manifesti del Gay Pride, che tappezzavano via Labicana, via Cristoforo Colombo, la zona di Castro Pretorio e Porta Pia, trasformando la scritta «Roma è gay» in «Roma per la famiglia». A oscurare i cartelloni rimasti, poi, ci ha pensato Forza Nuova. Come se non bastasse il movimento politico cattolico «Militia Christi» ha affisso uno striscione con scritto «Gay pride: diritti alla perversione» vicino al Colosseo, dove qualche ora più tardi sarebbe passato il corteo, oltre centomila persone, dirette a piazza Venezia.
L’aggressione e le intimidazioni, però, sono state condannate pesantemente non solo dagli omosessuali, ma anche da tutti gli schieramenti politici.
«Siamo sconcertati dai tentativi di minare la serenità della comunità gay nel giorno del Pride ma non ci faremo intimidire - dicono Imma Battaglia di Di Gay Project, Fabrizio Marrazzo di Arcigay Roma, Francesca Busdraghi di Azione Trans e l’esponente storico della comunità gay italiana Aurelio Mancuso -. Quello al Gay Village è un episodio molto grave, che si inserisce in un anno di aggressioni. Chiediamo alle istituzioni di sostenerci non solo in termini di sicurezza ma anche nel rivendicare i nostri diritti».
«L’idiozia si può appalesare in tante forme e il lancio di petardi è uno degli esempi più beceri - fa eco Giorgio Ciardi, delegato del sindaco per le Politiche della sicurezza -. Confermo l’impegno dell’amministrazione guidata dal sindaco Alemanno a intensificare i controlli affinché questi atti inconsulti non si possano più ripetere, nel rispetto non soltanto della comunità gay, ma soprattutto di tutta la città». Solidarietà è stata espressa anche dal presidente della Regione Renata Polverini e dal primo cittadino. «Roma è città tollerante che ripudia la cultura della violenza, qualunque essa sia - dice Alemanno -. Siamo impegnati a tutela della comunità gay, così come di tutti i cittadini romani. Mi auguro che le forze dell’ordine facciano piena luce al più presto su quanto accaduto».
Per il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, questo clima di odio crescente merita una risposta forte e unitaria.

«La vita ci ha insegnato a superare le paure e nessun lancio di petardi potrà ne intimidirci ne rintanarci - promette Vladimir Luxuria - continueremo a vivere per quello che siamo all’aperto: per le strade, ai Pride e al Gay village».

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