Lei, Oriana Fallaci, si sarebbe arrabbiata ferocemente e avrebbe cominciato a inveire. E non tanto per se stessa, non perché si sarebbe sentita offesa personalmente. Ma per urlare tutta la sua rabbia contro la stupidità e lignoranza. Rappresentano unoffesa per tutti, infatti, le disgustose scritte a pennarello trovate ieri mattina davanti ai giardini tra via Quadronno e via Crivelli, in Porta Romana, che lo scorso 29 giugno (quando la scrittrice-giornalista fiorentina morta a New York esattamente un anno fa, avrebbe compiuto 78 anni) le erano stati intitolati. Sulla due targhe bianche, esposte ai lati della parte esterna della cancellata dei giardini e che riportano i dati della Fallaci (il nome, lanno di nascita e di morte, 1929-2006) qualcuno ha scritto: «Infame meno male che sei crepata»; «meglio morta (stronza)».
A segnalarci questo increscioso episodio (sul quale adesso sta indagando la Digos) attraverso una mail, è stata ieri mattina una lettrice residente in zona, sconvolta e rattristata dal gesto. Non la sola. Nei giardini sono stati molti a indignarsi: «La insultano e la temono anche da morta». Lo sfregio commesso proprio nei giorni in cui tutto il mondo ricorda «lOriana furiosa» e durante i quali Milano le ha dedicato una mostra a palazzo Litta, «Intervista con la storia», inaugurata giovedì sera dal ministro per i Beni e le attività culturali Francesco Rutelli.
Sono in molti a Milano a ricordare ancora la commozione esternata dal sindaco Letizia Moratti quando, il 29 giugno scorso, aveva presenziato all'intitolazione dei giardini di via Quadronno alla scrittrice fiorentina. Milano, nonostante le molte polemiche, aveva già assegnato alla Fallaci anche un Ambrogino dOro, il massimo riconoscimento comunale.
«Oriana ha avuto un coraggio che è d'esempio per tutti - aveva detto il sindaco durante la cerimonia in Porta Romana. - Milano è la prima della grandi città a ricordarla e la cosa mi fa molto piacere. Questo giardino le sarebbe piaciuto e sarebbe sempre venuta a guardare i suoi alberi e i suoi fiori».
Quindi Letizia Moratti aveva raccontato il suo incontro con la giornalista, avvenuto proprio pochi mesi prima della sua morte, nel gennaio del 2006, a New York. «Mi disse che le sarebbe piaciuto morire come la scrittrice inglese Emily Bronte, in cucina, in piedi, pelando patate».
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