«Il chirurgo» era considerato da tutti un perfezionista. E come tale un vero rompiscatole. Sul fatto che, nel suo genere, fosse un vero artista, però, nessuno poteva aver niente da ridire. Chi, meglio di lui, infatti, sarebbe riuscito a sezionare la scocca delle vetture (lunica che, attraverso il numero di serie, avrebbe potuto ricondurre a quello che quel pezzo di ferro era in origine, cioè la parte di unauto rubata) in parti irriconoscibili e smaltibili come rifiuti ferrosi? Lo sapevano bene legiziano, un 53enne e la sua donna, una calabrese di dieci anni più giovane, residenti a Buccinasco. Erano loro i vertici dellorganizzazione piramidale formata da una settantina tra ladri, ricettatori, smantellatori, collaboratori di vario genere e, infine, trasportatori di auto e furgoni Bmw e Mercedes allestero. E «il chirurgo» rappresentava un elemento quasi indispensabile per questo gruppo di 18 balordi. Quattordici di loro (7 italiani e 3 extracomunitari, tra i quali «il chirurgo» e un ladro nomade del campo di via Vaiano Valle) sono stati arrestati ieri mattina dal personale del radiomobile e del nucleo tutela trasporto pubblico della polizia municipale che, coordinati dal pm Laura Colucci, li accusano di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e al traffico internazionale di auto rubate; una cinquantina i denunciati.
Sei mesi dindagine e 80 agenti impegnati giorno e notte hanno portato a recuperare 12 quintali di materiale appartenente ad almeno 560 automobili rubate nei parcheggi dinterscambio della metropolitana milanese e in quelli della Fiera, sia in città che a Rho. Vetture che, una volta smantellate, venivano spedite a pezzi - dal motore agli interni, dalle ruote alla carrozzeria - via terra e via mare nellEst Europa, nel Nord Africa (Tunisia e Marocco)e in Nigeria dove avveniva la rivendita di tutti questi ricambi.
«Un giro da almeno 7 milioni di euro di profitti, ma, intendiamoci, solo in base al materiale recuperato - spiega il commissario aggiunto del reparto radiomobile dei vigili Sergio Bramini -. Lorganizzazione operava, infatti, da tempo. Perciò facciamo anche degli accertamenti patrimoniali sugli arrestati. Dopo aver identificato i mezzi, inoltre, siamo risaliti anche ai legittimi proprietari e alle assicurazioni».
Dopo i furti lorganizzazione (come dimostrano i filmati trasmessi ieri al comando provinciale di piazza Beccaria), per mascherare il traffico illecito si avvaleva di una cooperativa di trasporti che portava le auto (usata come primo «appoggio») al campo nomadi di via Bonfadini, poi in anonimi capannoni di Zibido San Giacomo e Gudo Visconti. Lì avvenivano le operazioni di smantellamento e poi si procedeva al trasporto allestero.
«Secondo i dati della Prefettura - ha puntualizzato il comandante della polizia municipale Emilano Bezzon - a Milano cè una grossa criminalità legata ai furti dauto, composta dal connubio tra più etnie».
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