Sharon in rivolta: "Basta rifatte"

La Stone a Milano all'inaugurazione della boutique Damiani: "Invecchiare è un dono, bisogna saperlo fare. Io ho trovato la pace nell'impegno per chi soffre"

Sharon in rivolta: "Basta rifatte"

Top nero di Dior con fiocchetti sulle micro maniche, gonna nera di H&M, sandali in pizzo di suede neri, una marea di diamanti fra orecchini, anelli, bracciale, pen­dente: è apparsa così ieri a Milano l'attrice americana Sharon Stone lasciando tutti di stucco. Perché quando la vediamo in foto diamo sempre per scontate le diavolerie da photoshop che rendono le star eternamente giovani. Lei, con un velo di make-up e il rossetto rosso, era naturalmente bellissima. La sua umanità, ha fatto il resto per­ché da sempre è impegnatissima nel sostegno di molte associazioni benefiche. Ed è apparsa credibile quando ha parlato con passione del suo recente viaggio in Uganda per collaborare a un progetto dell' associazione«Drop in the Bucket» finanziato da Damiani, la casa di gioielleria che ha realizzato la co­struzione di 50 pozzi d'acqua nel paese africano, per fornire acqua pulita a oltre 10 mila persone. Si è detta estasiata di essere ospite d'onore per l'inaugurazione del nuovo concept della boutique Da­miani in via Montenapoleone av­venuta ieri sera, ma anche felice per aver potuto osservare come na­sc­ono i gioielli nella fabbrica di Va­lenza. Nel corso della visita, persi­no l'imperturbabile Sante, storico maestro incastonatore che da cin­quant'anni maneggia diamanti e pietre preziose con imperturbabi­le aplomb, ha sentito le mani tre­mare: Sharon va oltre ogni umana resistenza.

Così mentre apprendiamo da Guido Damiani, presidente e ad della società, che il restyling e l'am­pliamento della boutique, 500 me­tri quadri su due piani, è costato qualche milione di euro, siamo im­pazienti di capire come concilia beneficienza e sex appeal la star che ha fatto e fa sognare milioni di uomini. Ecco cosa ci ha detto.

Quando ha sentito la necessità di occuparsi degli altri?

«C'è sempre un momento in cui una parte del tuo destino ti viene ri­velata.
A me è accaduto quando una ragazzina malata di Aids mi ha chiesto di esaudire un suo ulti­mo desiderio. Sono andata a casa sua e sono stata con lei tutto il gior­no. Poi sono riuscita a farle trascor­rere un po' di tempo nel Dynamo Camp di Paul Newman (dove si fa terapia ricreativa per bambini con gravi patologie), prima che moris­se. Quella giornata, il coraggio del­la ragazzina, la sua bellezza e la sua grazia, la consapevolezza che non aveva molto da vivere, sono stati per me una lezione di vita (qui la commozione ha il sopravvento e a stento trattiene le lacrime)».

Cosa le ha insegnato? 

«Che lei non ha avuto la possibi­l­ità di crescere mentre è un grande dono poter invecchiare. La vita è un grandissimo dono». 

E il suo re­cente viaggio in Uganda? 

«Ho visitato posti molto perico­losi e difficili e ho capito che uno dei bisogni primari delle persone è quello di avere acqua pulita. Le madri mescolano il latte in polve­re all'acqua sporca e per questo i bambini si ammalano di colera. Purtroppo nei villaggi mancano i soldi anche per costruire pozzi molto semplici come quelli che ab­biamo realizzato vicino alle scuo­le ».

Alla luce del suo impegno uma­­nitario, come definisce il lus­so?

«Il lusso è la vita,è la gioia,è la ca­pacità di apprezzare se stessi e gli altri, è essere felici di dare».

Cosa la fa sentire più sexy? 

«Delle lenzuola davvero bel­le... » 

Cos'è per lei la grazia? 

«È capire che esiste un mondo di adulti che viaggiano, leggono, fanno sesso e si accettano per co­me sono ».

Qual è il suo concetto di priva­to?

«Sono tanti quelli che tentano di violare la privacy, di manipolarla a proprio piacimento: quando si rag­giunge una certa notorietà anche le cose normali diventano straordi­narie. Per esempio ti definiscono automaticamente lesbica se ti ve­dono dare un bacio a un'amica (il riferimento esplicito è alle foto dell'attrice pub­blicate alcuni giorni fa che la ri­traevano mentre baciava appassio­natamente sulla bocca una donna a West Hollywo­od). Nonostante io sia una figura pubblica, cerco di essere una per­sona privata e di condurre una vi­ta semplice». 

La preoccupa invecchiare? 

«Avere la possi­bilità di invec­chiare è un gran­dissimo dono e mi piace l'idea di sentirmi adulta e piena di esperienza. Non capisco l'ansia che hanno tutti nel propor­re, per esempio nel cinema e nella pubblicità, immagini di ragazzine trasmettendo l'idea che si è belli so­lo se si è giovani. Io sono adulta e non sento il bisogno di cambiare e di sentirmi una ragazzina. Per esse­re tranquilli e felici bisogna invece rilassarsi, accettarsi, non stressar­si ».

Questo vale anche per le star? 

«A differenza di ciò che accade ora, le star

del passato potevano in­vecchiare in pace, senza doversi sentire per forza delle ragazzine. Penso a Sophia Loren o a Cary Grant che hanno avuto la grazia di invecchiare sotto i nostri occhi in assoluta serenità».

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